FERMIAMO LA TRATTA DELLE MODERNE SCHIAVE NELLE NOSTRE CITTÀ

È il coro unanime levatosi dal liceo Danilo Dolci di Palermo durante un incontro organizzato da Cisl e scuola sui temi della violenza di genere e dello sfruttamento sessuale. Al centro, le storie di Chidinna, Eveline e di altre involontarie ragazze-bancomat. L’idea di una “alleanza tra associazioni e istituzioni scolastiche” e la campagna per bloccare l’orrida domanda di mercato

“Quella sera per la prima volta in quel pulmino bianco una donna mi chiese in inglese: Come stai?‘, e ancora: Stai soffrendo tanto ma non puoi dire la verità a nessuno, vero?‘. E mi disse espressamente che potevo scappare. Lei sapeva tutto. Mi spiegò che non dovevo pagare il debito, che non dovevo essere schiava ma una ragazza libera di andare a scuola, al cinema, a ballare come le ragazzine della mia età. Potevo essere libera e avevo finalmente una via d’uscita. Dovevo fidarmi di loro”. Chi parla è Chidinna, nome di fantasia di una poco più che adolescente nigeriana venuta fuori dal vortice di inganni, violenze e torture che, dal suo mondo lontano, attraverso la rotta libica, l’ha catapultata nell’orrido mercato della carne umana delle nostre città. Chidinna ne è uscita. Ma Chidinna non è un caso isolato. Anzi, è una delle tante ragazze-bancomat del sud del mondo che affollano i nostri marciapiedi.
A raccontare la loro storia è Irene Cimbezi, giornalista, scrittrice e componente della Comunità papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi a metà degli anni Novanta. Cimbezi, che assieme alle unità di strada della Comunità, pattuglia di notte i centri urbani di 25 città alla ricerca di moderne schiave da recuperare, la storia di Chidinna come quella di Eveline e delle altre involontarie protagoniste del suo ultimo libro (Non siamo in vendita, Sempre Comunicazione 2017), l’ha ricordata in occasione dell’incontro-dibattito Con il mio corpo Non si tratta, organizzato dalla Cisl e dalle sue articolazioni in tandem con l’ufficio scolastico regionale e il liceo delle Scienze umane Danilo Dolci, di Palermo. È qui che si è svolto il forum al quale hanno preso parte gli studenti delle ultime classi. Il meeting si è concluso sull’idea di una “alleanza tra associazioni e istituzioni per sviluppare negli istituti dell’Isola, già in queste settimane, iniziative di sensibilizzazione contro tratta e sfruttamento sessuale”. Proposta fatta propria dalla direttrice dell’ufficio scolastico Maria Luisa Altomonte e lanciata dalla Cisl. In apertura dell’incontro, da Rosanna Laplaca della segreteria regionale, che ha comunicato il sostegno del sindacato alla proposta della Comunità di don Benzi di una petizione per fermare la mercificazione della carne umana. Uno stop bloccando, per così dire, la domanda di mercato. Questo è il mio corpo il titolo della campagna, che può essere adottata anche con una firma on line. “Il nostro mondo – ha spiegato Laplaca – si fonda sui valori del rispetto della dignità delle persone, su un’idea di giustizia sociale; sulla convinzione che il lavoro contribuisce all’identità dei singoli nella società”. “È per questo che ci battiamo contro la violenza e ogni forma di discriminazione. Tanto più, in aiuto di donne e di minori”.
“Vogliamo dare corpo al progetto di una rete di scuole contro le moderne forme di schiavitù”, le ha fatto eco Francesca Bellia, segretaria della Cisl Scuola Sicilia, che ha moderato la discussione. “Le scuole – ha ripetuto Bellia – possono e devono rappresentare un presidio sociale per un cambiamento culturale nel segno di un modello di integrazione e inclusione”. D’accordo sul punto Altomonte, per la quale “per contrastare il fenomeno delle donne mal-trattate bisogna partire dall’ultimo protagonista di questa drammatica filiera: il maschio”. Al momento, ha ricordato la direttrice, “solo a Palermo sono 595 i minori presi in carico dalle equipe istituzionali che si occupano di bambini abusati, vittime di varie forma di sopruso”.
Nel corso della mattinata, due i video proiettati: sulle parole sul tema, di papa Francesco. E sulla tratta delle migranti: “Un abominevole mercato – con le parole di Ciambezi – che è il terzo grande traffico criminale dopo quello delle armi e della droga. E spesso, criminalità su basi etniche e criminalità autoctona si muovo di concerto. Alleate tra loro”.
“Il punto – ha illustrato Luisa Iovanna, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato – è che “spesso le donne, per mille ragioni, hanno tanta difficolta a denunciare”. E rivolta alle studentesse che affollavano la platea: “Ragazze – ha esortato – se vi dovesse capitare di vivere situazioni di questo tipo. O se per qualche ragione doveste averne conoscenza, non esitate a denunciare. Anche quando le violenze dovessero arrivare da chi meno ve lo aspettate”. “La solitudine è sempre un errore”. “Tragedia nella tragedia – ha a sua volta lamentato Valentina Campanella, presidente regionale Anolf – è che l’età delle vittime tende a scendere sempre di più. Persino al di sotto di tredici anni. Ragazzine poco più che bambine, rubate ad affetti, innamoramenti, sogni”.
Ad aprire i lavori le parole del dirigente scolastico Domenico Di Fatta, che ha ricordato l’impegno del suo istituto per la legalità “in un quartiere difficile come Brancaccio”. Come lui la prof Clelia Lombardo, referente per le politiche di genere della scuola. Ma a dare il senso dell’incontro, più di ogni cosa, sono forse le parole con cui l’autrice di Non siamo in vendita, finita la lettura delle sue pagine, si è rivolta alla platea: “Il corpo non si compra. Mai. Le donne non si comprano. Le donne si conquistano, si conquista il loro cuore”.
Umberto Ginestra