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LA CARNE UMANA NON SI COMPRA – L’ARENA

Non si fa commercio della carne umana: per leggere l’articolo clicca qui 9FTQPI

Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani – Ass. Papa Giovanni XXIII

SAVE THE DATE

8 e 9 febbraio, eventi a Roma, Verona, Piacenza, Genova

L’8 febbraio ricorre la Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umanipromossa dalla rete Talitha Kum ed istituita da papa Francesco in memoria di Santa Bakhita, schiava sudanese di 7 anni, divenuta poi suora canossiana e proclamata Santa nel 2000.La Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) aderisce all’iniziativa e promuove eventi di sensibilizzazione a Roma, Verona, Genova e Piacenza: 

8 febbraio – Roma, Basilica di S.Antonio, via Merulana 134 – ore 18 
Adesione alla veglia di preghiera organizzata da Thalita Kum con testimonianze degli operatori di strada Apg23.

8 febbraio – Verona, Tempio Votivo – ore 16.45 
Veglia di preghiera e sensibilizzazione con la presenza del Patriarca di Venezia Mons. Francesco Moraglia ed i vescovi di Verona, Vicenza, Adria-Rovigo, Trento. Aderiscono Caritas ed Azione Cattolica del Triveneto. Fra le testimonianze, parla un cliente del sesso a pagamento.  Volantino 

8 febbraio – Genova, Chiesa di Santa Maria di Castello – ore 18 
Serata di sensibilizzazione per le vittime di tratta con proiezione del docufilm “HOW MUCH?…”. Alle 19.30 Santa Messa celebrata dal Vescovo Niccolò Anselmi.

9 febbraio – Piacenza, corso V. Emanuele – ore 16.45 
Fiaccolata e performance artistiche, con la testimonianza di Don Mario Zacchin che in carcere ha incontrato clienti condannati per l’omicidio di donne vittime di tratta; conclude la Santa Messa celebrata dal Vescovo Gianni Ambrosio.

Ufficio stampa: Marco Tassinari, 328.1187801

Pescara, Montesilvano e Francavilla: 15 ragazze salvate in 4 anni – il Centro.it

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del…

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del fondatore, don Oresti Benzi, per spiegare ciò che vive sulla sua pelle. Con altre persone, uomini e donne, incontra di sera le prostitute e una comunità di transessuali che lavorano tra Pescara, Montesilvano e Francavilla, per convincere chi si prostituisce a tornare ad una vita normale. Lo fa da 4 anni e in questo periodo hanno lasciato il marciapiedi «una quindicina di ragazze, tra nigeriane, romene e bulgare»: sono andate in comunità, dove «imparano l’italiano e un lavoro vero, oltre ad ottenere un supporto psicologico». Oppure sono tornate nel paese di origine, «come accaduto a una spagnola incinta che voleva abortire e poi ha tenuto il bambino, oppure a una romena che si è confessata per la prima volta dopo essere rientrata a casa». Sono quasi tutte giovanissime, racconta Pier Giovanni, «qualcuna è minorenne, anche se non lo dicono. E non ammettono di essere sfruttate anche se, stando in strada, notiamo alcune auto che passano e ripassano, per controllarle. E vediamo che si allontanano dopo aver ricevuto delle telefonate. A volte sono sfruttate dal marito e non riescono a liberarsi». Arrivano e restano in strada per motivi diversi tra cui anche «l’ignoranza, la povertà, la paura delle conseguenze di riti vodoo in base ai quali possono abbandonare la strada senza subire conseguenze negative solo pagando cifre consistenti». Le unità di strada, usando un approccio «laico», provano a convincerle a lasciare «il marciapiedi e anche l’alcol e la droga a cui ricorrono». E le reazioni? «Da noi si sentono trattate alla pari, apprezzano la nostra amicizia». (f.bu.)

Prostituzione, la tratta delle minorenni africane tra mafie e social network

Le parole del Papa contro il traffico di esseri umani rompono il silenzio su un fenomeno drammatico. Sempre più giovani sulle strade, l’impegno delle organizzazioni cattoliche .

FRANCESCO PELOSO
ROMA

È una ragazza fra i 14 e i 20 anni, vive da sola o in una famiglia che ha problemi economici, spesso nel sud della Nigeria; viene avvicinata da una “maman” sui 40 anni, una donna dall’aspetto benestante che la invita ad andare in Europa dove troverà lavoro e facili guadagni. Oppure viene contattata all’interno di una delle tante chiese pentecostali sorte di recente dove pensa di trovare un ambiente sicuro, può essere un donna a parlargli o anche un «pastore». A volte viene illusa attraverso un messaggio via Facebook o Whatsapp di un futuro «fidanzato» che l’aspetta in Italia e ha già fatto domanda d’asilo e la invita a raggiungerla. In altri casi, invece, viene sottoposta a rituali magici durante i quali farà promesse che non potranno essere spezzate altrimenti succederà qualcosa di brutto a lei o ai suoi familiari.

LA DONNA COMPRATA – interris.it

Mentre Papa Francesco tuona contro coloro che sfruttano lo stato di schiavitù quale è la prostituzione, definendola un grave crimine e una tortura rivolta alle donne, c’è qualche illustre personaggio, il signor Beppe Grillo che dalle pagine di Repubblica si è paragonato a una donna prostituta. “Sono come una prostituta – queste le sue parole – in una città senza marciapiedi: non so dove collocarmi”.

La distanza tra le due posizioni è evidentemente incolmabile: quella del Papa è densa di significatoper la drammatica realtà a cui sono sottoposte oltre centoventimila donne; l’altra è un’infelicissima battutina contro la dignità della donna, considerata alla stregua di un oggetto di cui ci si può burlare e addirittura paragonare. Sono l’inconciliabile differenza della concezione che si ha della persona, del suo valore e dignità in qualunque condizione essa si trovi anche quando è costretta o si riveli in uno stato di bisogno.

Infatti il Papa, che ha incontrato e ascoltato con il cuore queste donne violentate e fatte prostituire, ha colto in pieno, come nessun altro prima, la gravità della realtà in cui si trovano queste ragazze. Lo ricordiamo: le schiave provengono prevalentemente da Romania, Bulgaria, Moldavia, Albania e Nigeria, quindi in parte da Paesi dell’Est Europa e per un ampio 40% da Benin City. Questa condizione di sfruttamento è voluta, incentivata dagli Stati occidentali conniventi con le mafie di questi Paesi al fine di trarre facili guadagni da quelle donne considerate “macchine” per fare soldi sporchi e immediati.

Gli investitori europei sono molteplici a partire da coloro che, mediante le leggi dello Stato, fanno business sulla pelle delle “donne oggetto” ritenendo lecito ridurre una persona a una cosa che serve a soddisfare i bisogni perversi di uomini senza scrupoli. Accanto agli Stati che hanno leggi sullo sfruttamento e appaiono o vogliono apparire agli occhi del mondo garantisti, ce ne sono altri, tra cui il nostro che, pur non legiferando, scelgono l’indifferenza agevolando così gli affari dei gruppi criminali che sfruttano queste donne. Voglio sperare che questi Paesi pecchino solo di omissione e non partecipino agli utili del turpe commercio. Il punto è che girano tra noi persone assolte dal forte relativismo etico che trovano naturale comprare il corpo di una giovane quasi sempre coetanea della propria figlia o sorella.

Il maschilismo imperante, anche da parte di molte donne, fomenta il convincimento sociale dell’utilità del meretricio e quindi della legittimità di poter comprare il corpo e sfruttarlo sessualmente per dieci, quindici, venti volte al giorno. Pertanto, questa logica disumana rende lecita la compravendita del corpo altrui, elevandola anzi a un vero e proprio diritto. Le ripercussioni sulla donna “comprata” non interessano. Tra questi “pochi” però c’è chi parla con voce dirompente, fuori dagli schemi: ovvero una presenza tanto efficace quanto scomoda che ama dire la verità senza mezzi termini e che ha definito una tortura lo stato di prostituta. Coloro che invece si permettono di scherzarci o addirittura di paragonarsi a queste vittime lo fanno perché non le hanno mai guardate come persone –  aldilà degli organi genitali – per cogliere nei loro occhi l’abisso di chi ha perso tutto, a partire dalla dignità umana.  Si, perché quando vieni venduto e poi comprato ogni notte e usato e abusato aldilà della tua volontà, spesso senza avere alternativa, è solo annullamento della persona, è sterminio dell’altro… è tortura! In Italia ci sono oltre centoventimila donne soggette a queste torture da parte di milioni di cosiddetti clienti, senza scrupoli, convinti di avere il diritto di concorrere allo stato di schiavitù. E’ sia tortura che crimine acquistare il corpo di una ragazza che mai sceglie di farsi usare bensì è costretta a sottostare al racket, alla madame, al voodoo, al pappone, al sistema del profitto.

Ai giovani si presentano due modelli di vita: da una parte quello indicato dal Papa che soffre con le donne violate e che incita le nuove generazioni ad avere il coraggio di compromettersi e di sapersi battere a favore del bene; dall’altro quello di un sistema “antipersona”, ovvero di una costruzione ben studiata per ridurre l’essere umano a una cosa senza anima. La visione alla quale destinare la propria vita, invece, trae fondamento dall’intera storia cristiana che proietta la persona nell’avvenire, prescindendo da ogni vincolo temporale. Nell’antropologia cristiana, infatti, il tempo e l’uomo coincidono. La nostra società ha indubbiamente bisogno di “visioni” ma non di visioni a scadenza, come i pacchi della pasta. Le allucinazioni sono un’altra cosa!

Le risposte del Papa: la prostituzione non è amore ma torturare una donna – vaticannews.va

Francesco risponde a cinque domande di partecipanti alla riunione pre-sinodale per i giovani: una ragazza nigeriana liberata dalla strada, un francese non battezzato ma in ricerca, un’argentina insegnante delle Scholas, un seminarista ucraino e una giovane suora cinese

Alessandro di Bussolo – Città del Vaticano

Vorrei che voi giovani lottaste contro il crimine dello sfruttamento sessuale delle donne, contro la “mentalità malata per la quale la donna va sfruttata”. E’ un crimine contro l’umanità, e un giovane che ha questa abitudine, la tagli, perché è un criminale: andare con una prostituta “non è fare l’amore, ma torturare una donna”. Lo dice Papa Francesco alla riunione pre-sinodale per i giovani in corso a Roma, rispondendo ad una domanda di una giovane nigeriana vittima della tratta di esseri umani che è riuscita a fuggire dalla strada. E chiede perdono per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale, che in Italia, verosimilmente, sono la maggioranza dei clienti.

La mentalità malata per la quale la donna va sfruttata

Blessing Okoedion, arrivata in Italia quattro anni fa con l’inganno e costretta a prostituirsi, chiede al Papa come aiutare i giovani a restare umani e a vincere la mentalità malata che riduce la donna a merce “per il piacere egoistico dell’uomo”. E se la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi sul fatto che molti clienti sono cattolici. Francesco ringrazia per la domanda “senza anestesia”, e ricorda di aver visitato, nel 2017, una casa dell’ associazione Papa Giovanni XXIII di don Benzi e incontrato altre ragazze liberate dalla schiavitù. “Quando si liberano – racconta –  non hanno il coraggio di tornare a casa, di dire la verità alla famiglia: non vogliono sia sporcata da questa storia”. E racconta della storia d’amore tra un volontario  e una ragazza aiutata a fuggire dalla strada.

Perdono per il crimine dei cattolici che pagano per fare sesso

Ma non c’è femminismo, prosegue Papa Francesco, che sia riuscito a togliere dall’immaginario collettivo la mentalità malata per la quale “la donna va sfruttata”. E parla di una ragazza africana venduta da una consacrata o da una laica impegnata nella sua parrocchia. E’ un problema grave, conclude, e vorrei che voi giovani lottaste per questo.

E per favore, se un giovane ha questa abitudine, la tagli, eh? E’ un criminale. Chi fa questo è un criminale. “Ma, Padre, non si può fare l’amore?” – “No, no: questo non è fare l’amore. Questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini”. Questo è criminale. Mentalità malata. E io voglio approfittare di questo momento, perché tu hai parlato di battezzati, di cristiani, per chiedere perdono a voi e alla società, per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale.

Chi è in ricerca non anestetizzi le domande

Dopo la dignità della donna, la ricerca di un giovane non battezzato e non cattolico. Maxime studia diritto all’Istituto cattolico di Parigi, ed è presidente dell’Junior Consulting della sua università, iniziativa nata dall’Opus dei. Non so da dove cominciare, quale cammino prendere, confida al Papa. Tu hai già cominciato, gli risponde Francesco, lasciando venir su le domande, senza anestetizzarle.

Credo che questa volontà tanto profonda è proprio l’inizio di un processo di discernimento che deve andare avanti e dura tutta la vita. Ma è bello quando uno ha una persona con la quale conferire le cose. Lasciare venire fuori i sentimenti. Non anestetizzarli, non diminuirli. Cercare qualcuno che mi dia fiducia per parlarne e fare il discernimento. Questa è la mia risposta à toi, Maxime.

Il linguaggio della testa, del cuore e delle mani

Poi Maria de Macarena, giovane insegnante argentina di Scholas Occurrentes, la rete educativa nata su iniziativa di Papa Bergoglio, lamenta che la scuola oggi educa solo su verità costruite sulla ragione, trascurando quelle che vengono dalla trascendenza. E’ l’eredità dell’illuminismo, commenta in spagnolo Francesco, e sottolinea che la proposta educativa delle Scholas prevede che per un’educazione completa bisogna usare tre linguaggi. Quello della testa, per imparare a pensare bene; quello del cuore, per imparare a sentire bene; e infine il linguaggio delle mani, per imparare a fare.

Il prete non testimonia da solo, sempre con la comunità

Il giovane seminarista ucraino Yulian prende la parola per chiedere al Papa se si deve preparare per capire cosa c’è di prezioso nella cultura di oggi e cosa di falso e porta l’esempio del tatuaggio, espressione artistica ma anche di cultura difficile da capire.

Il tatuaggio indica appartenenza – gli risponde Francesco – tu, giovane, che ti sei tatuato o tatuata così, cosa cerchi? Quale appartenenza dici? E incominciare a dialogare con questo, e da lì si arriva alla cultura dei giovani. E’ importante. Ma non spaventarti: con i giovani non ci si deve spaventare mai, mai! Perché sempre, anche dietro alle cose non tanto buone, c’è qualcosa che ci farà arrivare a qualche verità. Ma questa era … Ma sempre, non dimenticarti questo: la doppia testimonianza insieme, quella del prete e quella della comunità con il prete.

Infine Suor Teresina, che viene dalla Cina e studia alla Pontificia università urbaniana, chiede come relazionarsi con la cultura dominante che porta alla ricerca di beni solo materiali e al confronto e all’emulazione degli altri, e come formarsi e formare alla vita spirituale in questo contesto.

Educare al dialogo con il mondo, senza sovra-proteggere

Il Papa la invita a proteggere lo sviluppo delle suore, “ma con la vita, con il dialogo con questa vita che non cerca Dio, che soltanto è attaccata ai beni materiali”. Perché la vera protezione si fa nella crescita.

Quando tu sarai superiora generale o cosa simile – sorride Papa Francesco – cerca di cambiare questa mentalità: l’educazione spirituale, intellettuale, comunitaria e apostolica. Ma dall’inizio. Secondo le dosi di ogni tappa, ma non trascurare nessuna. Questo è molto importante. E questo che è valido per i preti e per le suore, è valido per i laici anche: la maggioranza di voi vi sposerete, avrete figli, ma per favore, educateli bene, così, eh?, con tutte queste potenzialità. Non annullare, non sovra-proteggere. Non sovra-proteggere: questo è cattivo, è molto cattivo. E si diventa psicologicamente immaturi.

Mai più case chiuse. La legge Merlin è da rafforzare – AVVENIRE

La Legge Merlin compie sessant’anni, eppure, a dispetto dell’età, riesce ancora a far parlare di sé. È certamente una delle leggi più note del nostro ordinament.

La Legge Merlin compie sessant’anni, eppure, a dispetto dell’età, riesce ancora a far parlare di sé. È certamente una delle leggi più note del nostro ordinamento, benché poco oggi si ricordi delle condizioni di vita delle donne che vivevano dentro le “case chiuse”. La Legge 75 fu approvata il 20 febbraio 1958 e sei mesi dopo vennero chiuse le «case di prostituzione». Essa non vieta la prostituzione in sé, ma chi la favorisce e la sfrutta. In particolare vieta «l’esercizio di case di prostituzione», come pure «quartieri e qualsiasi luogo chiuso dove si esercita la prostituzione»; punisce con la reclusione chi recluta, induce, favorisce o sfrutta «la prostituzione altrui».

Negli anni 50 del Novecento le donne che si prostituivano erano circa tremila, distribuite in oltre 700 case. Provenivano dalle aree rurali più povere d’Italia, erano tutte schedate, come una sorta di marchio che impediva loro la possibilità di rifarsi una vita. Inoltre questo marchio veniva ereditato anche dai figli, i quali erano discriminati non potendo accedere ad alcuni lavori. Da qui tra l’altro deriva l’offesa sui “figli di” ancora in voga oggi. Dovevano garantire un certo numero di rapporti sessuali quotidiani, con orari incalzanti. Le testimonianze delle prostitute colpivano per la miseria e per la durezza delle loro condizioni di vita. La senatrice Merlin conosceva bene la situazione in cui vivevano le «signorine», tanto che parlava apertamente della prostituzione come di una «schiavitù legalizzata della donna».

Ma Angelina Merlin, detta Lina, era davvero una donna dal carattere fuori del comune. Socialista, collaboratrice di Giacomo Matteotti, arrestata e mandata al confino durante il fascismo; partigiana durante la Resistenza, fu catturata dai nazisti, ma scappò. Fondò l’Unione delle donne italiane, principale sigla femminista del nostro Paese. Deputata all’Assemblea Costituente; a lei si deve l’introduzione dell’espressione «Tutti i cittadini… sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso…» nell’articolo 3, ponendo la base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna. Fu anche la prima donna a essere eletta in Senato. Appena entrata in Parlamento, nel 1948, presentò il suo disegno di legge per l’abolizione delle case chiuse, che fu approvato dopo dieci anni di lotte. Anni in cui non solo venne attaccata dai molti uomini italiani, ma anche presa nei corridoi delle stesse aule parlamentari. Dopo che la legge fu approvata, fu talmente osteggiata nel suo stesso partito da non essere neppure ricandidata alle successive elezioni politiche. È rimasta famosa una sua massima rilasciata in un’intervista a una giovane Oriana Fallaci: «Ah! Questo Paese di viriloni che passan per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli!».

Oggi il contesto sociale è notevolmente cambiato. A partire dagli anni 90, lo sviluppo dei flussi migratori da alcuni Paesi africani e dell’Est europeo ha reso “disponibile” una massa di donne giovanissime, anche minorenni, in condizioni di estrema vulnerabilità, consentendo alle organizzazioni criminali di gestire un mercato della prostituzione pervasivo e diversificato. Ed è esploso il fenomeno della prostituzione su strada. La prostituzione moderna fa rima con tratta di esseri umani, violenza, riduzione in schiavitù. A causa di questi cambiamenti, la Legge Merlin non risulta dunque più efficace per il raggiungimento del suo obiettivo di emancipazione della donna. Qualcuno vorrebbe riformarla abrogando il divieto che grava sull’«esercizio di case di prostituzione»,
Proprio per questo è bene dire chiaro che la proposta delle “case chiuse” oltre che profondamente ingiusta è vecchia, superata, obsoleta.

In Olanda, ad Amsterdam, in Germania, dove da decenni le “case chiuse” ci sono, stanno facendo marcia indietro: sia il mercato legale che quello illegale sono in mano al racket. Non è vero poi che le donne “pagano i contributi allo Stato”, ma il punto non è neppure questo. La prostituzione corrompe una società intera, perché distrugge la dignità della donna. La Legge Merlin va aggiornata alla luce del nuovo contesto sociale, ma sempre nella stessa direzione di tutela delle persone, in particolare delle donne. Per questo occorre ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo anche la “domanda” e multando i “clienti”, che cooperano in modo

decisivo con violentatori e sfruttatori alla compravendita di corpi umani.

*responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII

Femminicidio: sabato a Castelfranco Emilia veglia per Arietta, prostituta uccisa da cliente italiano – ASS. PAPA GIOVANNI XXIII

Femminicidio: sabato a Castelfranco Emilia veglia per Arietta, prostituta uccisa da cliente italiano

Appello di Ramonda (APG23): “Chiediamo la partecipazione di tutti i candidati alle elezioni e delle Autorità”

Una veglia per Arietta Mata, la giovane prostituta ungherese uccisa da un cliente italiano, si terràSabato 10 Febbraio, alle ore 21, in via Bonvino, località Gaggio, nei pressi di Castelfranco Emilia (Modena), esattamente nel luogo in cui è stata ritrovata, vicino Castelfranco Emilia.

«Sabato ci troveremo con tutte le persone di buona volontà per pregare per queste nostre sorelle vittime dello sfruttamento sessuale e per la conversione degli sfruttatori e dei clienti – affermaGiovanni Paolo Ramonda Presidente della Comunità di don Benzi, il sacerdote che primo in Italia ha lottato contro il sistema prostitutivo – Chiediamo in particolare alle autorità ed alle persone che sono candidate al Parlamento di partecipare. Noi proponiamo, in questo percorso di avvicinamento alle elezioni politiche, che i partiti appoggino delle leggi che siano in favore della donna, della famiglia, per i bambini, la vita, il lavoro».

«Arietta era arrivata in Italia – speiga Ramonda – con la speranza di una vita migliore. Questa speranza è morta lo scorso 21 Gennaio, quando Arietta è stata uccisa da un cliente italiano, il quale ha poi deturpato il suo corpo, gettandola sotto un treno. Si tratta di un altro episodio di femminicidio, di violenza sul corpo e la dignità dell’essere umano perchè donna».

La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, l’iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute.

Schiava del racket della prostituzione si racconta – Ass. Papa Giovanni XXIII

Verona: in diretta su Telepace l’evento contro la tratta

Schiava del racket della prostituzione si racconta

Giovedì 8 febbraio alle ore 20.40 Telepace trasmetterà in diretta dalla parrocchia del Tempio Votivo di Verona “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà, no alla schiavitù” in occasione della quarta Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani.Durante la serata ascolteremo Sonia, oggi finalmente libera, che racconterà la sua vita da schiava in Nigeria dopo essere stata venduta all’età di 5 anni dalla famiglia. Il suo viaggio in Italia alla ricerca di un futuro migliore si è trasformato in riduzione in schiavitù ai fini della prostituzione.

Gennaro Giulietti, giovane testimone delle stragi dei migranti nel Mediterraneo, ed un giovane siriano arrivato con un corridoio umanitario, porteranno altre storie drammatiche di emigrazione forzata.

Parteciperanno: Francesco Moraglia, patriarca di Venezia; Giuseppe Zenti, vescovo di Verona;Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza; Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria – Rovigo; Ugo Ceron, responsabile per il Veneto della Comunità Papa Giovanni XXIII

I canali: VERONA – VENETO 14 – 187; LOMBARDIA 187; EMILIA ROMAGNA 94; TRENTINO 13.

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Ufficio stampa:

Marco Tassinari, 328.1187801
Nicoletta Pasqualini, 349.6516690