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Pescara, Montesilvano e Francavilla: 15 ragazze salvate in 4 anni – il Centro.it

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del…

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del fondatore, don Oresti Benzi, per spiegare ciò che vive sulla sua pelle. Con altre persone, uomini e donne, incontra di sera le prostitute e una comunità di transessuali che lavorano tra Pescara, Montesilvano e Francavilla, per convincere chi si prostituisce a tornare ad una vita normale. Lo fa da 4 anni e in questo periodo hanno lasciato il marciapiedi «una quindicina di ragazze, tra nigeriane, romene e bulgare»: sono andate in comunità, dove «imparano l’italiano e un lavoro vero, oltre ad ottenere un supporto psicologico». Oppure sono tornate nel paese di origine, «come accaduto a una spagnola incinta che voleva abortire e poi ha tenuto il bambino, oppure a una romena che si è confessata per la prima volta dopo essere rientrata a casa». Sono quasi tutte giovanissime, racconta Pier Giovanni, «qualcuna è minorenne, anche se non lo dicono. E non ammettono di essere sfruttate anche se, stando in strada, notiamo alcune auto che passano e ripassano, per controllarle. E vediamo che si allontanano dopo aver ricevuto delle telefonate. A volte sono sfruttate dal marito e non riescono a liberarsi». Arrivano e restano in strada per motivi diversi tra cui anche «l’ignoranza, la povertà, la paura delle conseguenze di riti vodoo in base ai quali possono abbandonare la strada senza subire conseguenze negative solo pagando cifre consistenti». Le unità di strada, usando un approccio «laico», provano a convincerle a lasciare «il marciapiedi e anche l’alcol e la droga a cui ricorrono». E le reazioni? «Da noi si sentono trattate alla pari, apprezzano la nostra amicizia». (f.bu.)

LA DONNA COMPRATA – interris.it

Mentre Papa Francesco tuona contro coloro che sfruttano lo stato di schiavitù quale è la prostituzione, definendola un grave crimine e una tortura rivolta alle donne, c’è qualche illustre personaggio, il signor Beppe Grillo che dalle pagine di Repubblica si è paragonato a una donna prostituta. “Sono come una prostituta – queste le sue parole – in una città senza marciapiedi: non so dove collocarmi”.

La distanza tra le due posizioni è evidentemente incolmabile: quella del Papa è densa di significatoper la drammatica realtà a cui sono sottoposte oltre centoventimila donne; l’altra è un’infelicissima battutina contro la dignità della donna, considerata alla stregua di un oggetto di cui ci si può burlare e addirittura paragonare. Sono l’inconciliabile differenza della concezione che si ha della persona, del suo valore e dignità in qualunque condizione essa si trovi anche quando è costretta o si riveli in uno stato di bisogno.

Infatti il Papa, che ha incontrato e ascoltato con il cuore queste donne violentate e fatte prostituire, ha colto in pieno, come nessun altro prima, la gravità della realtà in cui si trovano queste ragazze. Lo ricordiamo: le schiave provengono prevalentemente da Romania, Bulgaria, Moldavia, Albania e Nigeria, quindi in parte da Paesi dell’Est Europa e per un ampio 40% da Benin City. Questa condizione di sfruttamento è voluta, incentivata dagli Stati occidentali conniventi con le mafie di questi Paesi al fine di trarre facili guadagni da quelle donne considerate “macchine” per fare soldi sporchi e immediati.

Gli investitori europei sono molteplici a partire da coloro che, mediante le leggi dello Stato, fanno business sulla pelle delle “donne oggetto” ritenendo lecito ridurre una persona a una cosa che serve a soddisfare i bisogni perversi di uomini senza scrupoli. Accanto agli Stati che hanno leggi sullo sfruttamento e appaiono o vogliono apparire agli occhi del mondo garantisti, ce ne sono altri, tra cui il nostro che, pur non legiferando, scelgono l’indifferenza agevolando così gli affari dei gruppi criminali che sfruttano queste donne. Voglio sperare che questi Paesi pecchino solo di omissione e non partecipino agli utili del turpe commercio. Il punto è che girano tra noi persone assolte dal forte relativismo etico che trovano naturale comprare il corpo di una giovane quasi sempre coetanea della propria figlia o sorella.

Il maschilismo imperante, anche da parte di molte donne, fomenta il convincimento sociale dell’utilità del meretricio e quindi della legittimità di poter comprare il corpo e sfruttarlo sessualmente per dieci, quindici, venti volte al giorno. Pertanto, questa logica disumana rende lecita la compravendita del corpo altrui, elevandola anzi a un vero e proprio diritto. Le ripercussioni sulla donna “comprata” non interessano. Tra questi “pochi” però c’è chi parla con voce dirompente, fuori dagli schemi: ovvero una presenza tanto efficace quanto scomoda che ama dire la verità senza mezzi termini e che ha definito una tortura lo stato di prostituta. Coloro che invece si permettono di scherzarci o addirittura di paragonarsi a queste vittime lo fanno perché non le hanno mai guardate come persone –  aldilà degli organi genitali – per cogliere nei loro occhi l’abisso di chi ha perso tutto, a partire dalla dignità umana.  Si, perché quando vieni venduto e poi comprato ogni notte e usato e abusato aldilà della tua volontà, spesso senza avere alternativa, è solo annullamento della persona, è sterminio dell’altro… è tortura! In Italia ci sono oltre centoventimila donne soggette a queste torture da parte di milioni di cosiddetti clienti, senza scrupoli, convinti di avere il diritto di concorrere allo stato di schiavitù. E’ sia tortura che crimine acquistare il corpo di una ragazza che mai sceglie di farsi usare bensì è costretta a sottostare al racket, alla madame, al voodoo, al pappone, al sistema del profitto.

Ai giovani si presentano due modelli di vita: da una parte quello indicato dal Papa che soffre con le donne violate e che incita le nuove generazioni ad avere il coraggio di compromettersi e di sapersi battere a favore del bene; dall’altro quello di un sistema “antipersona”, ovvero di una costruzione ben studiata per ridurre l’essere umano a una cosa senza anima. La visione alla quale destinare la propria vita, invece, trae fondamento dall’intera storia cristiana che proietta la persona nell’avvenire, prescindendo da ogni vincolo temporale. Nell’antropologia cristiana, infatti, il tempo e l’uomo coincidono. La nostra società ha indubbiamente bisogno di “visioni” ma non di visioni a scadenza, come i pacchi della pasta. Le allucinazioni sono un’altra cosa!

Schiava del racket della prostituzione si racconta – Ass. Papa Giovanni XXIII

Verona: in diretta su Telepace l’evento contro la tratta

Schiava del racket della prostituzione si racconta

Giovedì 8 febbraio alle ore 20.40 Telepace trasmetterà in diretta dalla parrocchia del Tempio Votivo di Verona “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà, no alla schiavitù” in occasione della quarta Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani.Durante la serata ascolteremo Sonia, oggi finalmente libera, che racconterà la sua vita da schiava in Nigeria dopo essere stata venduta all’età di 5 anni dalla famiglia. Il suo viaggio in Italia alla ricerca di un futuro migliore si è trasformato in riduzione in schiavitù ai fini della prostituzione.

Gennaro Giulietti, giovane testimone delle stragi dei migranti nel Mediterraneo, ed un giovane siriano arrivato con un corridoio umanitario, porteranno altre storie drammatiche di emigrazione forzata.

Parteciperanno: Francesco Moraglia, patriarca di Venezia; Giuseppe Zenti, vescovo di Verona;Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza; Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria – Rovigo; Ugo Ceron, responsabile per il Veneto della Comunità Papa Giovanni XXIII

I canali: VERONA – VENETO 14 – 187; LOMBARDIA 187; EMILIA ROMAGNA 94; TRENTINO 13.

Scarica la cartella stampa 

Ufficio stampa:

Marco Tassinari, 328.1187801
Nicoletta Pasqualini, 349.6516690

L’ULTIMA PROPOSTA DI SALVINI MA LA PAPA GIOVANNI XXIII RISPONDE – art. de La Stampa

http://www.lastampa.it/2018/01/15/italia/politica/lultima-proposta-di-salvini-riaprire-le-case-chiuse-9gaP68X1oH0d848g7FlpUK/pagina.html

L’ultima proposta di Salvini: “Riaprire le case chiuse”

Il leader della Lega Nord: «Regolamentare e tassare la prostituzione come nei Paesi civili»

A un mese e mezzo dalle elezioni il leader della Lega Nord lancia una nuova proposta: «Regolamentare e tassare la prostituzione come nei Paesi civili, riaprendo le “case chiuse”. Ne sono sempre più convinto». La proposta arriva qualche giorno dopo quella di abolire l’obbligo dei vaccini. Idea rilanciata anche dal candidato premier del M5S Luigi Di Maio.

La replica del Pd

«Sull’idea delle “case chiuse” Salvini se ne faccia una ragione: il nostro Paese, per fortuna, non tornerà mai indietro” la replica della deputata del Pd Fabrizia Giuliani. Noi non consentiremo mai politiche che farebbero felici i trafficanti di esseri umani. Le donne della Lega si ribellino, anche perché l’Europa, forse Salvini non lo sa, sta andando in senso opposto».

 

L’associazione Papa Giovanni XXIII

Liberare le «moderne schiave»: questo dovrebbe essere l’impegno di un «Paese civile» sostiene l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, da anni impegnata a salvare dalla strada le prostitute. «Caro @matteosalvinimi, i paesi civili sono quelli che liberano le moderne #schiave del sesso per la #prostituzione» si legge in un tweet. «Ragazzine che provengono da quei paesi #stranieri cui tu vorresti impedire l’ingresso in Italia. Costrette a vendersi ai #clienti maschi italiani per due lire».

Don Buonaiuto: “Sulle strade dei poveri, per salvare le schiave” – TG2

“Il fenomeno è esteso e drammaticamente in espansione”. Così don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e membro dell’Associazione Comunità Giovanni XXIII, nel corso della trasmissione andata in onda stamattina “Lavori in corso” del Tg2, a proposito dello sfruttamento della prostituzione.

I numeri

Si stima che in Italia le donne costrette a vendere il proprio corpo siano centomila. Il 65 per cento è rappresentato dalle cosiddette “lucciole”, ragazze che si prostituiscono lungo le nostre strade. Il 37 per cento ha tra i tredici e diciassette anni. La prostituzione rappresenta una vera e propria industria, un business criminale che frutta novanta milioni di euro al mese sulla pelle di ragazze sfruttate, umiliate e violentate.

L’impegno, sulla scia di don Benzi

La Comunità Giovanni XXIII è da decenni in prima linea per salvare queste vittime del racket della prostituzione. “Siamo sulle strade dei poveri”, sottolinea don Buonaiuto. Il quale ricorda che l’intuizione di recarsi direttamente sui marciapiedi per parlare con le ragazze sfruttate, dar loro calore umano e un’opportunità di riscatto fu di don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Giovanni XXIII.

“Partendo dalla sua Rimini – ricorda don Buonaiuto a proposito del fondatore – don Oreste incontrava queste donne costrette sui marciapiedi. Lui le definiva schiave, ma all’epoca lo deridevano, perché nessuno capiva che sulle strade non ci sono donne che scelgono di andarsi a prostituire, ma che vengono trascinate lì con l’inganno e con il ricatto. Don Oreste ne parlava quando ancora sembravano assurdi questi concetti”.

Negli anni il numero di prostitute sulle strade, ma anche nelle cosiddette “case chiuse”, è aumentato paurosamente. Il direttore di In Terris spiega che “tante donne arrivano dalla Nigeria, giovanissime, come quelle trovate morte recentemente sui barconi. Si tratta di un fiume di ragazze giovanissime, oltre il 40% dalla Nigeria, un altro 40% dai Paesi dell’Est. Un mercato vergognoso“.

Il comune di Firenze chiede al governo l’adozione del modello nordico – 25.09.2017

Il comune di Firenze approva la risoluzione che chiede al parlamento di legiferare secondo il modello nordico.
25/09/2017
Multe ai clienti. Approvata risoluzione PD “Per liberare dalla schiavitù della prostituzione”
Il Consiglio comunale ha approvato, con 17 voti a favore, 3 contrari, 3 non voto e 2 astensioni, la risoluzione “Per liberare dalla schiavitù della prostituzione” presentato dalla presidente della Commissione Pari Opportunità Serena Perini e sottoscritta anche dai consiglieri PD Nicola Armentano, Luca Milani, Francesca Nannelli e Massimo Fratini.

La risoluzione prende atto che il traffico di esseri umani è la terza industria illegale al mondo per fatturato. I dati più aggiornati mostrano la costante crescita, secondo alcune fonti è seconda solo al traffico di armi. Le vittime sono soprattutto donne e bambini, trattati come merce, utilizzati come manodopera o sfruttati sessualmente. Nel mondo il numero delle persone vittime di tratta è 21 milioni, il 49% donne e il 33% minori. Il 53% delle vittime è trafficato a scopo sessuale. L’80% di donne costrette a prostituirsi denuncia violenza fisica, il 60% stupro.
“La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale – spiega la consigliera Pd Serena Perini, presidente della Commissione Pari Opportunità – hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati. Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli. Inevitabilmente la prostituzione è sempre abusante, è sempre una forma di violenza.
Gli stati membri dell’Unione Europea hanno avuto approcci differenti sulla gestione della prostituzione e del suo mercato. Alcuni paesi, per combattere efficacemente la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento e le ingiustizie che ne derivano, hanno adottato un sistema in cui illegale e viene punito il cliente in quanto rappresenta la domanda di un mercato aberrante. E’ il cd “Modello nordico”, adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda, dal gennaio 2009 anche in Norvegia e da aprile 2015 in Francia. In Italia – prosegue la presidente Perini – si stima che siano tra le 75.000 e 120.000 le vittime della prostituzione. Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%), Romania (22%), Albania (10,5%), Bulgaria (9%), Moldavia (7%), le restanti da Ucraina Cina e altri paesi dell’Est. In Italia la prostituzione è legale e non regolamentata. Gli italiani, quasi tutti adulti, che comprano sesso sulle strade sono tra i 2,5 e i 9 milioni. Proprio perché la prostituzione ha alla base la diseguaglianza di genere, aggravata da povertà, ignoranza, disparità etniche, conflitti armati, le vittime sono deboli, vulnerabili, gli anelli fragili della società, non si può certo affermare che chi va con le prostitute stia esercitando una libertà. E’ una “libertà” nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno. Un atto che nasce da una catena di sopraffazioni non può essere un esercizio di libertà. Il cliente con la sua domanda di prestazioni sessuali a pagamento è un motore dello sfruttamento e all’offesa della dignità della donna ridotta a merce. I numeri attestano che il “modello nordico” è un sistema efficace, che ha esercitato un enorme deterrente sulla tratta ai fini di sfruttamento sessuale. In Svezia il numero di persone che si prostituiscono è diminuito del 65% in seguito all’applicazione della legge, in Norvegia del 60%. La legge ha anche modificato l’opinione pubblica in brevissimo tempo: prima era a favore della criminalizzazione del cliente il 30% della popolazione, oggi il 70%. Considerando colpevole il cliente si calcola che in Italia verrebbe liberato l’80% delle attuali schiave. Con la nostra risoluzione – conclude la presidente Serena Perini – sollecitiamo il Parlamento affinché una nuova legislazione in materia preveda: di adottare il cosiddetto “modello nordico” – vigente in Svezia, Norvegia, Islanda e Francia – che punisce la condotta di chi acquista servizi sessuali, affinché non si faccia della vita umana un mercato; di incentivare e promuovere campagne, in collaborazione con le associazioni che operano sul territorio, che aumentino la consapevolezza del ruolo che ha la società civile nel combattere la domanda, come una causa profonda della tratta di esseri umani, e il danno sociale che la prostituzione porta e invita la presidenza del Consiglio a trasmettere il presente atto ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, sollecitando l’approvazione delle proposte di legge già presentate in Parlamento che vanno in queste direzioni”. (s.spa.)