Prostituzione, luce sulla “prigione a cielo aperto” – Estense.com – 10.02.2017

Prostituzione, luce sulla “prigione a cielo aperto”

Alla fiaccolata contro la tratta si firma per la sanzione con ammenda ai clienti della zona stazione

di Cecilia Gallotta

Aveva solo 17 anni quando si prostituiva per le vie ferraresi e quando, rimasta incinta di un cliente, si è trovata, senza fare in tempo a capire qual era la via d’uscita, in ospedale per un’interruzione di gravidanza. Questa è solo una delle storie che incornicia il quadro di violenze e lutti su cui si è fatta letteralmente un po’ più di luce mercoledì sera alla tavola rotonda “Sfruttamento sessuale: voci a confronto” presso via Torboli, seguita da circa 400 fiaccole per le vie della “prigione a cielo aperto” di tante ragazze.

“Purtroppo la tratta di esseri umani – asserisce la dirigente dell’Ufficio Immigrazione Michelina Pignataro – è strettamente legata al traffico di migranti sempre più crescente negli ultimi tempi: la differenza sostanziale (che consiste nel consenso da parte di questi ultimi al loro trasferimento fuori da terra d’origine), è sottile se si pensa che all’interno del traffico di migranti ci sono tantissime potenziali vittime che poi diventano ‘di tratta’”.

Un risultato in questo senso si è raggiunto poco più di un anno fa con il decreto legislativo 142 art. 17, che, considerando le vittime di tratta come “soggetto vulnerabile”, fa sì che la commissione possa richiedere per loro formalmente (e non più informalmente come avveniva prima del decreto) la protezione umanitaria, oltre a quella internazionale generalmente richiesta per asilo politico.

Sulle circa mille presenze che conta il territorio ferrarese “sono 120 le donne sole, e quindi potenziali vittime”, come ricorda l’assessore ai Servizi alla Persona Chiara Sapigni. “In questi anni, oltre alla ‘scesa in strada’ e all’accoglienza (tramite il progetto “Oltre la strada”, affidato al Centro Donna e Giustizia, ndr), c’è stato anche un grosso contributo di mediazione sociale, che vuol dire mettere in campo incontri per mitigare l’affluenza. Soprattutto nella zona stazione c’è anche il grosso problema della vicinanza alle abitazioni, che crea chiari problemi di rapporto con la cittadinanza”, motivo per cui l’amministrazione sta provvedendo a una sanzione di polizia urbana con ammenda amministrativa per l’attività sessuale: deterrente per i clienti che dovrebbe diventare attivo per il prossimo mese di marzo e per il quale si sono raccolte numerose firme alla fine dell’incontro.

Ma chi sono i clienti? “I mostri portano le ragioni che potrebbero celarsi dentro ognuno di voi”, afferma schietta al pubblico maschile Laila Simoncelli, avvocato dell’associazione fautrice dell’evento Papa Giovanni XXIII, prima di tracciare il cliente ‘profiler’ tramite le ragioni più comuni raccolte in diverse indagini. “Non riesco a trovare donne con cui avere rapporti senza che debba corteggiarle o essere carino per forza; necessito di rapporti sessuali ‘non convenzionali’; voglio avere rapporti senza rischiare di ricevere un ‘no’; ho bisogno di avere il controllo, di sfogarmi senza troppe domande; sono dipendente dal sesso”.

Ragioni, tutte, che sottendono un’incapacità di avere rapporti relazionali sani e normali, e più specificamente “disturbi dell’umore, bassa autostima, disturbi narcisistici, dipendenza patologica, eccitazione sessuale deviante. E’ quindi un problema profondo – prosegue Simoncelli – che si radica nella crescita culturale e anche psicologica della nostra società, e soprattutto è un problema che si tolleri, perché anestetizza. E’ un ‘fattore criminogeno’, si dice in avvocatese, esattamente come quelli che molestano le ragazzine sul web. Le ragioni sono le stesse”, e non sono solo le stesse dei molestatori, ma anche di assassini ci dimostra l’avvocato citando, fra i tanti casi, il carnefice della piccola Desirè o il pluriomicida Claudio Villani, “tutti clienti abituali di prostitute”.

D’accordo anche il vescovo Luigi Negri sul fatto che occorra “una chiara posizione culturale in una società che non crede ci sia più nulla di sacro. ‘Noi dobbiamo dar testimonianza che tutte le persone sono sacre e che noi possiamo guardare e trattare tutti in modo diverso’: questo non lo dice un padre della Chiesa, ma Kant. La persona più laica che mi venga in mente – ammette il monsignore -. Dobbiamo recuperare con forza l’ideale di umanità, che è alla base della cristianità, ma dovrebbe esserlo anche di tutti i non cristiani. Perché il tipo d’uomo che guarda le persone come oggetti da manipolare a suo piacimento, è un uomo che si crede il padrone del mondo – prosegue il vescovo citando il famoso libro di Robert Benson – e che si vuole sostituire a Dio. Dobbiamo scardinare la logica dissacratoria verso cui sta andando la nostra società, e la vostra presenza qui è già un annuncio. Una piccola oasi di vita buona”.