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Le risposte del Papa: la prostituzione non è amore ma torturare una donna – vaticannews.va

Francesco risponde a cinque domande di partecipanti alla riunione pre-sinodale per i giovani: una ragazza nigeriana liberata dalla strada, un francese non battezzato ma in ricerca, un’argentina insegnante delle Scholas, un seminarista ucraino e una giovane suora cinese

Alessandro di Bussolo – Città del Vaticano

Vorrei che voi giovani lottaste contro il crimine dello sfruttamento sessuale delle donne, contro la “mentalità malata per la quale la donna va sfruttata”. E’ un crimine contro l’umanità, e un giovane che ha questa abitudine, la tagli, perché è un criminale: andare con una prostituta “non è fare l’amore, ma torturare una donna”. Lo dice Papa Francesco alla riunione pre-sinodale per i giovani in corso a Roma, rispondendo ad una domanda di una giovane nigeriana vittima della tratta di esseri umani che è riuscita a fuggire dalla strada. E chiede perdono per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale, che in Italia, verosimilmente, sono la maggioranza dei clienti.

La mentalità malata per la quale la donna va sfruttata

Blessing Okoedion, arrivata in Italia quattro anni fa con l’inganno e costretta a prostituirsi, chiede al Papa come aiutare i giovani a restare umani e a vincere la mentalità malata che riduce la donna a merce “per il piacere egoistico dell’uomo”. E se la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi sul fatto che molti clienti sono cattolici. Francesco ringrazia per la domanda “senza anestesia”, e ricorda di aver visitato, nel 2017, una casa dell’ associazione Papa Giovanni XXIII di don Benzi e incontrato altre ragazze liberate dalla schiavitù. “Quando si liberano – racconta –  non hanno il coraggio di tornare a casa, di dire la verità alla famiglia: non vogliono sia sporcata da questa storia”. E racconta della storia d’amore tra un volontario  e una ragazza aiutata a fuggire dalla strada.

Perdono per il crimine dei cattolici che pagano per fare sesso

Ma non c’è femminismo, prosegue Papa Francesco, che sia riuscito a togliere dall’immaginario collettivo la mentalità malata per la quale “la donna va sfruttata”. E parla di una ragazza africana venduta da una consacrata o da una laica impegnata nella sua parrocchia. E’ un problema grave, conclude, e vorrei che voi giovani lottaste per questo.

E per favore, se un giovane ha questa abitudine, la tagli, eh? E’ un criminale. Chi fa questo è un criminale. “Ma, Padre, non si può fare l’amore?” – “No, no: questo non è fare l’amore. Questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini”. Questo è criminale. Mentalità malata. E io voglio approfittare di questo momento, perché tu hai parlato di battezzati, di cristiani, per chiedere perdono a voi e alla società, per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale.

Chi è in ricerca non anestetizzi le domande

Dopo la dignità della donna, la ricerca di un giovane non battezzato e non cattolico. Maxime studia diritto all’Istituto cattolico di Parigi, ed è presidente dell’Junior Consulting della sua università, iniziativa nata dall’Opus dei. Non so da dove cominciare, quale cammino prendere, confida al Papa. Tu hai già cominciato, gli risponde Francesco, lasciando venir su le domande, senza anestetizzarle.

Credo che questa volontà tanto profonda è proprio l’inizio di un processo di discernimento che deve andare avanti e dura tutta la vita. Ma è bello quando uno ha una persona con la quale conferire le cose. Lasciare venire fuori i sentimenti. Non anestetizzarli, non diminuirli. Cercare qualcuno che mi dia fiducia per parlarne e fare il discernimento. Questa è la mia risposta à toi, Maxime.

Il linguaggio della testa, del cuore e delle mani

Poi Maria de Macarena, giovane insegnante argentina di Scholas Occurrentes, la rete educativa nata su iniziativa di Papa Bergoglio, lamenta che la scuola oggi educa solo su verità costruite sulla ragione, trascurando quelle che vengono dalla trascendenza. E’ l’eredità dell’illuminismo, commenta in spagnolo Francesco, e sottolinea che la proposta educativa delle Scholas prevede che per un’educazione completa bisogna usare tre linguaggi. Quello della testa, per imparare a pensare bene; quello del cuore, per imparare a sentire bene; e infine il linguaggio delle mani, per imparare a fare.

Il prete non testimonia da solo, sempre con la comunità

Il giovane seminarista ucraino Yulian prende la parola per chiedere al Papa se si deve preparare per capire cosa c’è di prezioso nella cultura di oggi e cosa di falso e porta l’esempio del tatuaggio, espressione artistica ma anche di cultura difficile da capire.

Il tatuaggio indica appartenenza – gli risponde Francesco – tu, giovane, che ti sei tatuato o tatuata così, cosa cerchi? Quale appartenenza dici? E incominciare a dialogare con questo, e da lì si arriva alla cultura dei giovani. E’ importante. Ma non spaventarti: con i giovani non ci si deve spaventare mai, mai! Perché sempre, anche dietro alle cose non tanto buone, c’è qualcosa che ci farà arrivare a qualche verità. Ma questa era … Ma sempre, non dimenticarti questo: la doppia testimonianza insieme, quella del prete e quella della comunità con il prete.

Infine Suor Teresina, che viene dalla Cina e studia alla Pontificia università urbaniana, chiede come relazionarsi con la cultura dominante che porta alla ricerca di beni solo materiali e al confronto e all’emulazione degli altri, e come formarsi e formare alla vita spirituale in questo contesto.

Educare al dialogo con il mondo, senza sovra-proteggere

Il Papa la invita a proteggere lo sviluppo delle suore, “ma con la vita, con il dialogo con questa vita che non cerca Dio, che soltanto è attaccata ai beni materiali”. Perché la vera protezione si fa nella crescita.

Quando tu sarai superiora generale o cosa simile – sorride Papa Francesco – cerca di cambiare questa mentalità: l’educazione spirituale, intellettuale, comunitaria e apostolica. Ma dall’inizio. Secondo le dosi di ogni tappa, ma non trascurare nessuna. Questo è molto importante. E questo che è valido per i preti e per le suore, è valido per i laici anche: la maggioranza di voi vi sposerete, avrete figli, ma per favore, educateli bene, così, eh?, con tutte queste potenzialità. Non annullare, non sovra-proteggere. Non sovra-proteggere: questo è cattivo, è molto cattivo. E si diventa psicologicamente immaturi.

“La giudice” per le donne sfruttate – Interris.it

Il magistrato Paola Di Nicola: “Servono nuovi strumenti giuridici”

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a il magistrato da più di 20 anni ed è membro del Comitato per le pari opportunitàpresso il consiglio giudiziario di Roma. Con il libro “La giudice. Una donna in magistratura“, la marchigiana Paola Di Nicola, giudice del Tribunale penale di Roma, ha acceso il dibattito sul ruolo delle donne tra i togati, e così nel 2013 è stata nominata Wo-Men Inspiring Europe 2014 per il suo impegno contro gli stereotipi di genere. Nel 2015 ha anche pubblicato con Vittoria Bonfanti “I reati in materia di prostituzione“. C’era anche lei in Ambasciata di Svezia all’iniziativa sul modello svedese a confronto con la legislazione italiana in materia di prostituzione tenutasi mercoledì scorso a Roma. Presenti anche l’Udi di Napoli, l’Associazione nazionale donne magistrati, Unchr, Slaves no more, Comunità Papa Giovanni XXIII, Iroke onlus, Differenza donna.

Anche lei sostiene il “modello nordico” nato in Svezia, che prevede la punibilità del cliente delle donne prostitute che dal ’99 ad oggi sono diminuite in maniera vorticosa. La legge – come riportato dal Cancelliere della Giustizia svedese Anna Skarhed – oggi ha come sostenitori tutti i parlamentari. Gli effetti si sono visti nella trasformazione della cultura e dei valori della società svedese grazie a interventi decisivi delle forze di polizia in rete con tutti i soggetti istituzionali e del privato sociale e ad un processo di educazione dei giovani: diminuzione di violenze di genere, di prostituzione online, di femminicidi.

“Anche i giudici senza una legge nazionale hanno le mani legate! Per questo è molto importante per noi magistrati italiani confrontarci col modello svedese” ha spiegato.

Ma questo modello centrato sulla parità di genere è possibile nel Bel Paese?

“Noi siamo il Paese delle case chiuse volute da Cavour nella metà dell’800 per i militari. Perché gli uomini dovevano sfogarsi. E quando Lina Merlin, prima senatrice donna in Italia, negli anni ’50 si mise in ascolto delle centinaia di lettere a lei indirizzate dalle donne chiuse nei nostri bordelli capì che si trovava di fronte a schiave. Erano donne che non avevano diritti civili, che avevano un libretto dove annotare i controlli sanitari. Solo le donne erano controllate perché i clienti non prendessero malattie… La legge Merlin colpì sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Ma oggi non basta più… Va rivista sulla base della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza alle donne. Perché il problema del nostro Paese è prima di tutto la cultura che favorisce la disparità di genere”.

Crede che i nostri politici oggi possano guardare con favore ad una legge che come in Francia sanzioni chi acquista prestazioni sessuali?

“Se pensiamo che secondo l’Istat un terzo delle donne subisce violenza e ciononostante la violenza contro le donne non è una priorità, capiamo che prima di tutto non viene affrontata in termini culturali.
Addirittura la violenza appartiene alla naturalità dei rapporti. Così è ancor più per la prostituzione. E’ normale comprare il corpo della donna. Siamo molto lontani dal modello svedese. Ancora oggi la prostituzione è costruita a servizio del cliente. Chiusi i bordelli, si ritiene che vada regolata. Non c’è nella nostra cultura l’idea che possa essere eliminata. Perché il punto di vista è quello del cliente non della donna. Perché la nostra società è permeata dall’idea che il corpo delle donne è un corpo a disposizione di chi lo vuole”.

Quante sono le donne che escono dalla tratta e dallo sfruttamento sessuale, e quando denunciano davvero si riesce ad arrivare all’arresto di trafficanti e sfruttatori?

“Ho chiesto al Procuratore nazionale antimafia i dati della tratta. Ma mi ha risposto che non ci sono dati certi. Non sono calcolati perché non interessa a nessuno quante sono le vittime dello sfruttamento della prostituzione. E purtroppo, nonostante tante associazioni sono impegnate nella protezione di chi sfugge ai suoi sfruttatori, spesso nei tribunali non le vediamo. Non vediamo le vittime perché hanno paura e anche quando denunciano la lunghezza dei processi non aiuta ad arrivare fino in fondo. Le vittime non si costituiscono parte civile. Tutto il contesto in cui vivono copre la verità. Le stesse organizzazioni criminali che gestiscono lo sfruttamento della prostituzione ormai sappiamo che sono infiltrate nelle nostre regioni… È molto difficile arrivare all’applicazione della pena”.

Cosa direbbe alle giovani vittime, spesso minorenni, che sono addestrate dai magnaccia a non fidarsi delle forze dell’ordine, a dichiarare la maggiore età e specie negli attuali flussi dall’Africa subsahariana sono prelevate dai centri di accoglienza emergenziali.

“Dico sempre di fidarsi degli enti antitratta che le accolgono, di affidarsi a legali che non solo le possono sostenere nella denuncia di sfruttamento della prostituzione o di riduzione in schiavitù ma anche di omissione per quei centri di accoglienza quando non sono identificate come minori per inadempienza… Se sono minori, anche il cliente può essere punito per il delitto di prostituzione minorile… Ma in materia di prostituzione tutto è difficile, anche quando noi giudici applichiamo la legge Merlin dandole una interpretazione evolutiva, può sempre intervenire la Corte di cassazione a favore del cliente. Abbiamo bisogno di più strumenti giuridici per tutelare la dignità delle donne. E ognuna di loro avrebbe bisogno di un risarcimento per quello che ha vissuto”.

IRENE CIAMBEZI

Commemorazione per Arietta Mata

Una toccante commemorazione si è tenuta nella giornata di sabato scorso per Arietta Mata, la 24enne uccisa a Gaggio. L’iniziativa è stata organizzata dalla comunità Papa Giovanni XIII: all’evento…

Una toccante commemorazione si è tenuta nella giornata di sabato scorso per Arietta Mata, la 24enne uccisa a Gaggio. L’iniziativa è stata organizzata dalla comunità Papa Giovanni XIII: all’evento erano presenti le amministrazioni comunali di Castelfranco e San Cesario, i volontari della Protezione Civile, Carabinieri e Polizia Municipale e il vicario del vescovo Giuliano Gazzetti.

 

VITTIME DI TRATTA: AUMENTA LA PROSTITUZIONE A MODENA – tvqui

Cresce il numero delle donne costrette a prostituirsi sulle strade della nostra città. Diverse le associazioni del territorio che tentano di stringere un rapporto di fiducia con queste ragazze al fine di poter cambiare la loro vita.

Il fenomeno della tratta degli esseri umani porta sulle strade di Modena e dell’Emilia Romagna vittime di sfruttamento sessuale, lavori forzati, costrizione all’accattonaggio o ad attività illegali come spaccio o furti. Dati forniti dalla Regione parlano di quasi 1000 persone trovate e assistite a partire dal 2013, per la maggior parte donne. Sulle strade di Modena è in aumento il numero delle nigeriane vittime di sfruttamento sessuale. Con queste ragazze le unità di strada dell’Associazione Papa Giovanni Paolo XXIII e di Caleidos tentano di stringere un rapporto di fiducia che possa portarle a cambiare la loro vita. La Regione ha inoltre stanziato 1,8 milioni di euro attraverso l’operazione “Oltre la Strada”, un sistema di interventi socio-sanitari. Ma è sufficiente?

http://www.tvqui.it/video/home/149460/vittime-di-tratta-aumenta-la-prostituzione-a-modena.html

Mai più case chiuse. La legge Merlin è da rafforzare – AVVENIRE

La Legge Merlin compie sessant’anni, eppure, a dispetto dell’età, riesce ancora a far parlare di sé. È certamente una delle leggi più note del nostro ordinament.

La Legge Merlin compie sessant’anni, eppure, a dispetto dell’età, riesce ancora a far parlare di sé. È certamente una delle leggi più note del nostro ordinamento, benché poco oggi si ricordi delle condizioni di vita delle donne che vivevano dentro le “case chiuse”. La Legge 75 fu approvata il 20 febbraio 1958 e sei mesi dopo vennero chiuse le «case di prostituzione». Essa non vieta la prostituzione in sé, ma chi la favorisce e la sfrutta. In particolare vieta «l’esercizio di case di prostituzione», come pure «quartieri e qualsiasi luogo chiuso dove si esercita la prostituzione»; punisce con la reclusione chi recluta, induce, favorisce o sfrutta «la prostituzione altrui».

Negli anni 50 del Novecento le donne che si prostituivano erano circa tremila, distribuite in oltre 700 case. Provenivano dalle aree rurali più povere d’Italia, erano tutte schedate, come una sorta di marchio che impediva loro la possibilità di rifarsi una vita. Inoltre questo marchio veniva ereditato anche dai figli, i quali erano discriminati non potendo accedere ad alcuni lavori. Da qui tra l’altro deriva l’offesa sui “figli di” ancora in voga oggi. Dovevano garantire un certo numero di rapporti sessuali quotidiani, con orari incalzanti. Le testimonianze delle prostitute colpivano per la miseria e per la durezza delle loro condizioni di vita. La senatrice Merlin conosceva bene la situazione in cui vivevano le «signorine», tanto che parlava apertamente della prostituzione come di una «schiavitù legalizzata della donna».

Ma Angelina Merlin, detta Lina, era davvero una donna dal carattere fuori del comune. Socialista, collaboratrice di Giacomo Matteotti, arrestata e mandata al confino durante il fascismo; partigiana durante la Resistenza, fu catturata dai nazisti, ma scappò. Fondò l’Unione delle donne italiane, principale sigla femminista del nostro Paese. Deputata all’Assemblea Costituente; a lei si deve l’introduzione dell’espressione «Tutti i cittadini… sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso…» nell’articolo 3, ponendo la base giuridica per il raggiungimento della piena parità di diritti tra uomo e donna. Fu anche la prima donna a essere eletta in Senato. Appena entrata in Parlamento, nel 1948, presentò il suo disegno di legge per l’abolizione delle case chiuse, che fu approvato dopo dieci anni di lotte. Anni in cui non solo venne attaccata dai molti uomini italiani, ma anche presa nei corridoi delle stesse aule parlamentari. Dopo che la legge fu approvata, fu talmente osteggiata nel suo stesso partito da non essere neppure ricandidata alle successive elezioni politiche. È rimasta famosa una sua massima rilasciata in un’intervista a una giovane Oriana Fallaci: «Ah! Questo Paese di viriloni che passan per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli!».

Oggi il contesto sociale è notevolmente cambiato. A partire dagli anni 90, lo sviluppo dei flussi migratori da alcuni Paesi africani e dell’Est europeo ha reso “disponibile” una massa di donne giovanissime, anche minorenni, in condizioni di estrema vulnerabilità, consentendo alle organizzazioni criminali di gestire un mercato della prostituzione pervasivo e diversificato. Ed è esploso il fenomeno della prostituzione su strada. La prostituzione moderna fa rima con tratta di esseri umani, violenza, riduzione in schiavitù. A causa di questi cambiamenti, la Legge Merlin non risulta dunque più efficace per il raggiungimento del suo obiettivo di emancipazione della donna. Qualcuno vorrebbe riformarla abrogando il divieto che grava sull’«esercizio di case di prostituzione»,
Proprio per questo è bene dire chiaro che la proposta delle “case chiuse” oltre che profondamente ingiusta è vecchia, superata, obsoleta.

In Olanda, ad Amsterdam, in Germania, dove da decenni le “case chiuse” ci sono, stanno facendo marcia indietro: sia il mercato legale che quello illegale sono in mano al racket. Non è vero poi che le donne “pagano i contributi allo Stato”, ma il punto non è neppure questo. La prostituzione corrompe una società intera, perché distrugge la dignità della donna. La Legge Merlin va aggiornata alla luce del nuovo contesto sociale, ma sempre nella stessa direzione di tutela delle persone, in particolare delle donne. Per questo occorre ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo anche la “domanda” e multando i “clienti”, che cooperano in modo

decisivo con violentatori e sfruttatori alla compravendita di corpi umani.

*responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII

ORDINANZA ANTIPROSTITUZIONE. SCATTA LA NONA DENUNCIA IN UN MESE – NewsRimini.it

Nella notte di sabato è scattata a Rimini una nuova denuncia per violazione dell’ordinanza sulla prostituzione emessa nel dicembre scorso. Ad essere sorpreso dagli agenti della polizia municipale mentre contrattava una prestazione sessuale con una prostituta rumena nella zona dei viali delle Regine questa volta è stato un giovane italiano. All’arrivo degli agenti la donna era già salita sull’auto del ragazzo. Sale così a nove il numero di denunce ad un mese dall’entrata in vigore della nuova ordinanza.

Redazione Newsrimini

Femminicidio: sabato a Castelfranco Emilia veglia per Arietta, prostituta uccisa da cliente italiano – ASS. PAPA GIOVANNI XXIII

Femminicidio: sabato a Castelfranco Emilia veglia per Arietta, prostituta uccisa da cliente italiano

Appello di Ramonda (APG23): “Chiediamo la partecipazione di tutti i candidati alle elezioni e delle Autorità”

Una veglia per Arietta Mata, la giovane prostituta ungherese uccisa da un cliente italiano, si terràSabato 10 Febbraio, alle ore 21, in via Bonvino, località Gaggio, nei pressi di Castelfranco Emilia (Modena), esattamente nel luogo in cui è stata ritrovata, vicino Castelfranco Emilia.

«Sabato ci troveremo con tutte le persone di buona volontà per pregare per queste nostre sorelle vittime dello sfruttamento sessuale e per la conversione degli sfruttatori e dei clienti – affermaGiovanni Paolo Ramonda Presidente della Comunità di don Benzi, il sacerdote che primo in Italia ha lottato contro il sistema prostitutivo – Chiediamo in particolare alle autorità ed alle persone che sono candidate al Parlamento di partecipare. Noi proponiamo, in questo percorso di avvicinamento alle elezioni politiche, che i partiti appoggino delle leggi che siano in favore della donna, della famiglia, per i bambini, la vita, il lavoro».

«Arietta era arrivata in Italia – speiga Ramonda – con la speranza di una vita migliore. Questa speranza è morta lo scorso 21 Gennaio, quando Arietta è stata uccisa da un cliente italiano, il quale ha poi deturpato il suo corpo, gettandola sotto un treno. Si tratta di un altro episodio di femminicidio, di violenza sul corpo e la dignità dell’essere umano perchè donna».

La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, l’iniziativa Questo è il mio Corpo, campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute.

Schiava del racket della prostituzione si racconta – Ass. Papa Giovanni XXIII

Verona: in diretta su Telepace l’evento contro la tratta

Schiava del racket della prostituzione si racconta

Giovedì 8 febbraio alle ore 20.40 Telepace trasmetterà in diretta dalla parrocchia del Tempio Votivo di Verona “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà, no alla schiavitù” in occasione della quarta Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani.Durante la serata ascolteremo Sonia, oggi finalmente libera, che racconterà la sua vita da schiava in Nigeria dopo essere stata venduta all’età di 5 anni dalla famiglia. Il suo viaggio in Italia alla ricerca di un futuro migliore si è trasformato in riduzione in schiavitù ai fini della prostituzione.

Gennaro Giulietti, giovane testimone delle stragi dei migranti nel Mediterraneo, ed un giovane siriano arrivato con un corridoio umanitario, porteranno altre storie drammatiche di emigrazione forzata.

Parteciperanno: Francesco Moraglia, patriarca di Venezia; Giuseppe Zenti, vescovo di Verona;Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza; Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria – Rovigo; Ugo Ceron, responsabile per il Veneto della Comunità Papa Giovanni XXIII

I canali: VERONA – VENETO 14 – 187; LOMBARDIA 187; EMILIA ROMAGNA 94; TRENTINO 13.

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Ufficio stampa:

Marco Tassinari, 328.1187801
Nicoletta Pasqualini, 349.6516690

ANTONIO DI PIETRO: IL MODO PER SCONFIGGERE LA PROSTITUZIONE E’ LA SANZIONE AL CLIENTE – LA7

http://www.la7.it/nonelarena/video/antonio-di-pietro-e-il-modo-per-combattere-la-prostituzione-occorre-stabilire-delle-sanzioni-per-i-21-01-2018-231993