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Audizione in Senato Commissione Affari Istituzionali sul fenomeno della prostituzione – 13/06/2019

13 Giugno 2019 – Audizione in Senato Commissione Affari Istituzionali sul fenomeno della prostituzione: intervenuti anche il Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Giovanni Ramonda, e Irene Ciambezi del servizio Antitratta.

Guarda l’audizione: http://webtv.senato.it/webtv_comm_hq?video_evento=1341

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Prostituzione, autogol del Veneto – AVVENIRE – 15 febbraio

Per visualizzare l’articolo clicca qui:
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I 60 anni della Legge Merlin. Da aggiornare pensando alla tratta – VITA.IT

Per Giovanni Paolo Ramonda (Apg23): «Occorre introdurre sanzioni non solo verso i trafficanti, ma anche verso i clienti delle prostitute, perché con il loro comportamento sfruttano la vulnerabilità delle persone che si prostituiscono» La Comunità Papa Giovanni XXIII è tra i promotori della campagna “Questo è il mio Corpo” che conta oltre 28mila adesioni

Sono passati 60 anni dall’approvazione della Legge Merlin, la norma grazie alla quale l’Italia ha detto addio alle “case chiuse”. In occasione dell’anniversario dell’approvazione, il 20 febbraio del 1958 della legge 75, Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII osserva: «La legge Merlin va aggiornata alla luce del nuovo contesto sociale, ma sempre nella stessa direzione di tutela delle persone, in particolare delle donne. La situazione attuale non è più quella degli anni ’50, bensì è legata alla tratta di persone provenienti da paesi poveri e ridotte in schiavitù» e rilancia: «Occorre introdurre sanzioni non solo verso i trafficanti, ma anche verso i clienti delle prostitute, perché con il loro comportamento sfruttano la vulnerabilità delle persone che si prostituiscono. I clienti sbagliano! E per questo vanno sanzionati. Anche per aiutarli a cambiare. Diceva la Merlin: “Questo Paese di viriloni che passan per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli”».

In una nota della Comunità Papa Giovanni XXIII si ricorda anche che “la Legge, ancora in vigore, non vieta la prostituzione in sé, ma chi la favorisce e la sfrutta”. La senatrice Merlin impiegò dieci anni per riuscire a far approvare la legge che chiuse le case di prostituzione.

La senatrice Merlin impiegò dieci anni per riuscire a far approvare la legge che chiuse le case di prostituzione. Dieci anni fa in 14 Paesi europei è entrata in vigore la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani che prevede tra l’altro la possibilità di perseguire i clienti. Sempre nel 2008, Roberto Gerali, allora referente del Servizio Antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, aveva dichiarato in occasione del cinquantennale della legge Merlin: «L’articolo 3 della legge riguarda i reati di favoreggiamento della prostituzione. Molti politici vorrebbero eliminarli, mentre noi vogliamo che siano specificati ancora meglio!».

Oggi, Ramonda osserva inoltre che: «torna in campagna elettorale l’idea di riaprire le case chiuse. Si vuole colpire l’emotività dell’opinione pubblica, ma questa è una proposta vecchia, superata, obsoleta. In Olanda, ad Amsterdam, in Germania, dove da decenni ci sono bordelli regolamentati, stanno facendo marcia indietro. Perché» spiega il presidente della Papa Giovanni XXIII «sia il mercato legale che quello illegale sono in mano al racket. La prostituzione corrompe una società intera, perché distrugge la dignità della donna».

Il sessantesimo della Legge Merlin è l’occasione per ricordare l’iniziativa “Questo è il mio Corpo” che la Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme a un cartello di associazioni (tra cui Cisl, Agesci, Azione Cattolica, Forum Famiglie, Rinnovamento dello Spirito). Si tratta di una campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione (è possibile firmare la petizione che conta oltre 28mila adesioni qui). La proposta, si ispira al modello nordico e ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute.

COMUNICATO STAMPA CISL ROMAGNA: Ordinanza contro la prostituzione, un atto di civiltà contro lo sfruttamento delle persone

La Cisl Romagna sostiene la Giunta riminese nello sforzo di contrastare la “schiavitù delle strade”  e promuove l’iniziativa “Questo è il mio corpo” della Papa Giovanni Xxiii

 

 

“Dobbiamo togliere queste donne dall’inferno e l’ordinanza del Comune di Rimini, che è operativa da ieri, è una buona strada da percorrere” afferma Paola Taddei della Cisl Romagna “perché bisogna interrompere la catena che crea ricchezza sporca, intervenendo su chi paga, sul cosiddetto cliente”

 

L’ordinanza del Comune di Rimini, infatti, fa divieto a chiunque di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. Rimini è la seconda città dopo Firenze che decreta un simile atto amministrativo, che ha pure dei risvolti fiscali perché la Polizia Municipale potrà notificare i nominativi alla Guardia di Finanza per accertamenti riguardanti una possibile evasione fiscale.

 

“Si calcola che circa un uomo su dieci abbia rapporti con prostitute e che in Italia questo giro di affari sporchi sia di circa 90 miliardi all’anno: quasi cinque leggi di bilancio come quella che il Parlamento sta discutendo in questi giorni” continua la segretaria riminese della Cisl.

 

“Come sindacato sosteniamo l’iniziativa di raccolta di firme on line della Papa Giovanni Xxiii chiamata “Questo è il mio corpo” (http://www.questoeilmiocorpo.org) perché noi cerchiamo anche di creare delle opportunità per quelle persone che sono ai margini del mondo del lavoro e della società. ” precisa Paola Taddei.

“Se a Rimini non ci fosse prostituzione, non ci sarebbero atti di violenza come quello di pochi giorni fa, non ci sarebbe denaro sporco che è riciclato in attività illecite come droga o in attività economiche creando dumping con gli imprenditori onesti. E tutto questo si scarica poi sui lavoratori”

 

La Cisl Romagna seguirà l’evoluzione di questa disposizione comunale e lancia due proposte.

 

Una proposta al sindaco di Rimini affinché i risultati siano oggetto di un confronto anche con il sindacato per attivare forme di sostegno per le donne che escono da questa situazione di schiavitù e consentire un inserimento sociale utilizzando le risorse derivanti dall’applicazione dell’ordinanza comunale.

 

L’altra proposta è rivolta ai sindaci dei comuni della Romagna perché adottino ordinanze simili al fine di creare continuità territoriale nell’azione di contrasto alla prostituzione

 

 

Rimini, 12 dicembre 2017

Cinquecento alla Bruciata contro il racket del sesso – Gazzetta di Modena

Il vescovo di Modena Erio Castellucci guida il corteo alla Bruciata, sulle orme di don Benzi: «Fermare questa forma di sfruttamento inumana»

A Modena una catena umana contro il racket del sessoQuasi cinquecento persone hanno preso parte alla catena umana alla Bruciata per dire basta al racket del sesso. Qui il vescovo Erio Castellucci che ha preso parte alla manifestazione spiega il senso dell’iniziativa. Oltre a lui parlano Paolo Ramonda dell’associazione Papa Giovanni XXIII e Serena Perini del Comune di Firenze. L’articolo

MODENA. «Rifiutiamo una forma di sfruttamento inumana».

La voce di don Erio si unisce al coro della Catena Umana contro la prostituzione.

Un fronte compatto di oltre cinquecento persone che presidia i marciapiedi di viale Ovidio. Partono dall’ingresso del Decathlon e proseguono per centinaia di metri, tenendosi per mano e osservando le auto passare davanti a loro. Stavolta nessuno si ferma per comprare sesso a pagamento, come avviene da sempre alla Bruciata e in altre zone di Modena.

Nello stesso luogo, il 23 dicembre 1997, aveva iniziato la Catena Umana don Oreste Benzi, fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII che assiste donne sfruttate: «Don Benzi è stato minacciato più volte di morte e anche noi dobbiamo stare attenti – rivela Giovanni Paolo Ramonda, che ne ha raccolto il testimone – ma collaboriamo con le forze dell’ordine e la magistratura. Non abbiamo nulla da temere: liberare queste ragazze è una battaglia giusta».

Una catena umana nella lotta contro la prostituzione – TRC.TV

E’ stata organizzata dalla comunità Papa Giovanni 23esimo alla Bruciata, uno dei luoghi simbolo per la prostituzione a Modena

Milioni di donne in tutto il mondo vendute, minacciate, costrette alla schiavitù del sesso. Centinaia di migliaia in tutta Italia. La mappa della prostituzione a Modena ha confini storici, la Bruciata è un luogo simbolo e proprio lì si è formata una catena umana per dire basta alla tratta degli essere umani e al racket della prostituzione. Contro il fenomeno si impegnano associazioni come la Comunità Papa Giovanni 23esimo, che ha strappato dal marciapiede oltre 7000 ragazze, e le forze dell’ordine con indagini e arresti.

 

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Non più “una voce nel deserto” – Interris.it

È di fondamentale importanza la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha confermato il riconoscimento della Comunità Papa Giovanni XXIII come parte civile lesa in un processo per tratta di esseri umani. Si tratta di una conferma delle sentenze di condanna dei due gradi precedenti, come stabilito dalla Corte di Assise di Frosinone.

L’importanza risiede nel fatto che da oggi nel nostro ordinamento viene riconosciuta una comunità o un’associazione come parte lesa. Un evento che testimonia che siamo in uno stato di diritto, nel quale un gruppo di cittadini può schierarsi fattivamente dalla parte dei più poveri, degli sfruttati, degli schiavizzati e dar loro voce. Non più una “voce nel deserto”, dunque, ma una voce che viene recepita dalle istituzioni e diventa norma.

Ritengo incoraggiante che questa sentenza della Suprema Corte arrivi proprio in un momento in cui si sta diffondendo a macchia d’olio la nostra campagna Questo è il mio Corpo. Proprio ieri il progetto è stato rilanciato nel corso del Convegno Cisl di Brescia, durante il quale è stato particolarmente toccante ed efficace l’intervento di don Aldo Buonaiuto.

La Cisl, fin dal suo Congresso Confederale del giugno scorso, ha deciso di sposare l’iniziativa e la risposta è stata molto forte. Ma anche altre associazioni, laiche e cattoliche, stanno prendendo coscienza del dramma della tratta e della necessità di stroncare questo turpe fenomeno proponendo ai loro aderenti di firmare la nostra petizione.

Questo diffuso sostegno alla campagna e la sentenza della Corte di Cassazione rappresentano un implicito riconoscimento alla battaglia che ha combattuto il nostro fondatore, don Oreste Benzi, a partire dal 1990. Tra poche settimane ricorderemo i dieci anni della sua scomparsa.

Ciò che lui predicava nelle strade, oggi si sta avverando. Per rendere onore ai fatti, intendo rivolgere un pensiero a tutti i ragazzi della Apg23 che sono impegnati nelle strade per liberare le ragazze schiavizzate, poi alla squadra di legali che le difendono a livello giuridico: oggi ricordo l’avv. Annalisa Chiodoni, che ha seguito questo sentenza.

Il nostro lavoro sta producendo frutti. Possiamo dire che stiamo incidendo a favore di queste ragazze a livello culturale, sociale e ora anche normativo. Stiamo scardinando le stanze dei bottoni nel quale aleggia l’idea errata per cui la ragazza prostituita non è vittima bensì la persona da condannare.

Ci aspettiamo ora, che la politica recepisca il messaggio. Accogliamo con favore l’ordinanza del sindaco di Firenze, Dario Nardella, sperando che sempre più colleghi possano seguire il suo esempio. È opportuno che il modello nordico si faccia strada anche in Parlamento. E sottolineo che puntare sulla deterrenza non vuole essere una condanna verso i clienti, bensì un modo per aiutare anche loro.