25 ottobre – Università di Bologna SOPRAVVIVERE ALLA TRATTA

Link al Telegiornale di Nettuno, edizione serale dell’Evento del 25 ottobre all’Università di Bologna SOPRAVVIVERE ALLA TRATTA in cui è stata presentato la Campagna “Questo è il mio corpo”.

Pescara, Montesilvano e Francavilla: 15 ragazze salvate in 4 anni – il Centro.it

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del…

«Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che ce la fa diventare». Pier Giovanni (nome di fantasia), uno degli addetti della comunità Papa Giovanni XXIII, si affida alle parole del fondatore, don Oresti Benzi, per spiegare ciò che vive sulla sua pelle. Con altre persone, uomini e donne, incontra di sera le prostitute e una comunità di transessuali che lavorano tra Pescara, Montesilvano e Francavilla, per convincere chi si prostituisce a tornare ad una vita normale. Lo fa da 4 anni e in questo periodo hanno lasciato il marciapiedi «una quindicina di ragazze, tra nigeriane, romene e bulgare»: sono andate in comunità, dove «imparano l’italiano e un lavoro vero, oltre ad ottenere un supporto psicologico». Oppure sono tornate nel paese di origine, «come accaduto a una spagnola incinta che voleva abortire e poi ha tenuto il bambino, oppure a una romena che si è confessata per la prima volta dopo essere rientrata a casa». Sono quasi tutte giovanissime, racconta Pier Giovanni, «qualcuna è minorenne, anche se non lo dicono. E non ammettono di essere sfruttate anche se, stando in strada, notiamo alcune auto che passano e ripassano, per controllarle. E vediamo che si allontanano dopo aver ricevuto delle telefonate. A volte sono sfruttate dal marito e non riescono a liberarsi». Arrivano e restano in strada per motivi diversi tra cui anche «l’ignoranza, la povertà, la paura delle conseguenze di riti vodoo in base ai quali possono abbandonare la strada senza subire conseguenze negative solo pagando cifre consistenti». Le unità di strada, usando un approccio «laico», provano a convincerle a lasciare «il marciapiedi e anche l’alcol e la droga a cui ricorrono». E le reazioni? «Da noi si sentono trattate alla pari, apprezzano la nostra amicizia». (f.bu.)

ANCHE IL SUD AFRICA SI AVVIA VERSO IL MODELLO NORDICO – CON UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE HANNO CHIAMATO “ LEGGE PER L’UGUAGLIANZA”

Si stima che circa 150.000 donne in Sud Africa siano coinvolte nella prostituzione, anche si altre stime dichiarano che questa cifra sarebbe molto più alta. La stragrande maggioranza di coloro che sono coinvolte nella prostituzione lo fa per mancanza di altre opzioni valide per il proprio sostentamento, tutto il contrario di una “libera scelta”Alcuni dei connotati , tra cui genere, razza, etnia, classe, situazione socioeconomico, mancanza d’istruzione ed l’esperienza di abusi sessuali da bambine, rendono queste donne più suscettibili allo sfruttamento dell’industria del sesso.


Il governo sudafricano sta studiando le possibili opzioni per la regolamentazione riguardante la prostituzione da oltre due decenni. Nel maggio del 2017, il Ministro di Giustizia ha pubblicato il rapporto del Comitato per la riforma della legge sudafricana (SALRC) sul progetto 107 – sulla prostituzione degli adulti. Questo rapporto ha fornito due opzioni per la prossima legge: criminalizzazione totale o depenalizzazione parziale della prostituzione. La totale criminalizzazione della prostituzione criminalizza chiunque sia coinvolto nell’industria del sesso (da: chi vende sesso, chi lo acquista e i terzi che si beneficiano cioè papponi e proprietari di bordelli).


La criminalizzazione totale fornirebbe anche programmi per il reinserimento nella vita lavorativa per coloro che sono stati coinvolti nel mercato del sesso. Questi programmi di recupero delle capacità lavorativa esige che i colpevoli ammettano di aver commesso un crimine e di passare attraverso i programmi speciali invece di passare il tempo in prigione.


Depenalizzazione parziale, nota anche come Legge per l’Uguaglianza, considera la prostituzione come una forma di violenza basata sul genere (GBV) e criminalizzerebbe solo coloro che sfruttano gli altri per mezzo della prostituzione cioè: compratori e terze come magnaccia o papponi e proprietari di bordelli. Punta alla domanda che determina la vendita di sesso, piuttosto che alle donne che sono le vittime di GBV mentre stanno nel mercato del sesso.


Si ritiene che questo metodo riduce anche i numeri della tratta di donne e bambine con fini allo sfruttamento sessuale provocando un ambiente non più conveniente per i trafficanti di donne da prostituire. La Legge per l’Uguaglianza prevede anche creare risorse per la uscita delle persone della prostituzione, come assistenza sanitaria, rappresentanza legale, formazione e riqualificazione professionale, aiuti per ricercare alloggi, ecc. compratori e terze parti come i protettori e i proprietari di bordelli. Mira a perseguire il domandante e lo sfruttatore della vendita di sesso, piuttosto che alle donne che sono vittime di GBV che lo vendono. Sanitaria, rappresentanza legale, formazione professionale, ricerca di alloggi, ecc.


La Legge per l’Uguaglianza è già stata implementata in diversi paesi in t Europa. Questo modello è noto per essere stato implementato con successo nei paesi nordici (il primo ad adottare questo modello è stata la Svezia nel 1999), è stato adottato anche da altri paesi, alcuni dei più recenti sono Francia, Irlanda e Israele . Si il Sudafrica adotta la legge per l’Uguaglianza, sarà il primo paese in Africa a farlo.


Attualmente la legge del Sudafrica relative alla prostituzione è la piena criminalizzazione di tutti gli intervenienti nella compravendita di prostituzione, sia acquirenti che venditori.


Le donne prostituite spesso subiscono violenze fisiche, emotive e sessuali, che possono essere altamente traumatiche e portare gravi problemi di salute emotiva e fisica, oltre che alla morte delle prostituite. È abbastanza comune per le prostituite sperimentare lo stupro da parte dei puttanieri. La percentuale degli omicidi di donne nella prostituzione è significativamente più alto di quello della popolazione generale.


Gli effetti dannosi per la salute emotiva della donna prostituita possono essere molto gravi. Uno studio pubblicato con il titolo Prostituzione e tratta in nove paesi: un aggiornamento sulla violenza e il disturbo da stress post-traumatico ha rilevato che “la prostituzione crea molteplici traumi:: il 71% delle donne prostituite è stata aggredita fisicamente; Il 63% è stata stuprata; L’89% delle prostituite intervistate voleva uscire dalla prostituzione, ma non aveva altre opzioni lavorative che li permettessero di sopravvivere. “


Spesso le vittime prostitute avevano sperimentato diverse forma di GBV prima di essere sfruttate nel commercio del sesso. Le vittime di GBV durante la loro infanzia hanno maggiori probabilità di cadere in comportamenti sessuali rischiosi, compresa la prostituzione. Gender Links, un’organizzazione per i diritti delle donne sudafricane ha condotto uno studio sui tassi di GBV in quattro province del Sud Africa. Secondo questo studio sui legami di genere, “il 77% delle donne a Limpopo, il 51% a Gauteng, il 45% a Western Cape e il 36% a KwaZulu-Natal avevano sperimentato una qualche forma di GBV nella infanzia”.

Gli effetti del GBV vissuti dalle vittime prostituite indicano che la prostituzione è una delle forme di GBV, e le donne sudafricane (e in particolare le donne di colore sudafricane) sono ad alto rischio. Le vittime dello sfruttamento non dovrebbero essere criminalizzate, ma dovrebbero essere presi di mira solo coloro che sfruttano.

Le donne in Sudafrica sono particolarmente vulnerabili e a rischio di cadere vittime della prostituzione per molteplici motivi. Le donne di colore che vivono nel Sud Africa del “post-apartheid”, in particolare donne nere e anche di colore, continuano a sentire oggi gli effetti collaterali del Movimento Nazionalista Bianco che li ha private della maggior parte dei loro diritti da oltre mezzo secolo. Questa disuguaglianza nel paese persiste per molti, ma le donne in particolare sentono maggiormente questi effetti. Ciò porta le donne a essere più vulnerabili a i fattori di rischio che fanno sì che molte di loro ricorrano alla vendita di sesso per sopravvivere.

Inoltre, il Sudafrica ha un tasso di disoccupazione del 27,7%, comunque questi tassi di disoccupazione variano a secondo i gruppi razziali e generi di appartenenza. Secondo il Lynsey Chutel di quarzo dell’Africa i neri sudafricani hanno un tasso di disoccupazione del 31,4% o più, seguiti da le persone di colore con il 22,9%. Inoltre, le donne sudafricane hanno la percentuale più alta di disoccupazione, con il 52,5% delle donne di età compresa tra 20 e 24 anni. Questi elevati percentuali di disoccupazione si traduce in uno status socioeconomico basso, rendendo particolarmente difficile per le donne sudafricane guadagnarsi i soldi necessari per sostentamento di se stesse e delle loro famiglie.

Le donne sudafricane hanno un alto tasso di GBV che possono portare a maggiori possibilità di comportamenti sessuali a rischio, compresa la prostituzione. È importante sottolineare che gli abusi fisici e sessuali non sono le uniche forme di GBV che molte donne sperimentano. Ukutwala, o il rapimento e il matrimonio forzato di ragazze e giovani donne viene molto praticato in Sud Africa. Spesso, quando accade questo, alle ragazze viene impedito di finire la propria istruzione scolastica, portandole a dipendere finanziariamente dai propri rapitori diventando ancora più vulnerabili e alla fine devono ricorrere alla prostituzione per sopravvivere. Non è insolito per le ragazze avere un “benefattore”, noto anche come un “babbo di zucchero”, con il fine di avere un sostegno finanziario. Però questo sostegno finanziario spesso si risolve con scambi di favori sessuali, che portano a queste giovani donne a essere manipolate da questi papponi, rendendo le ragazze vulnerabili anche al traffico di donne con fini allo sfruttamento sessuale.

Questa disposizione è considerata da molti come una forma di GBV, e viene etichettata come “prostituzione dello stile di vita”.

Lo status socioeconomico basso rende molto spesso impossibile l’accesso all’istruzione. Anche le gravidanze in età adolescenziale (alcune delle quali causate per gli stupri) possono portare le ragazze a rinunciare alla scuola. Queste forme di disuguaglianza di genere derivano da una società patriarcale in cui le donne sono disuguali agli uomini e questa disuguaglianza è profondamente aggravata dalla povertà e dalla razza. Questo squilibrio di potere tra i sessi crea un pregiudizio sistematico nei confronti delle donne, portando a queste a i fattori di rischio che fanno sì che le donne siano sfruttate dagli uomini attraverso la prostituzione .


L’attuale legge del Sud Africa sulla prostituzione è la criminalizzazione totale, che però non ha portato alla riduzione del commercio sessuale nel paese. Si non altro, ha portato le donne a dovere da sole affrontare grandi sfide nei loro tentativi di uscire dalla prostituzione, rimanendo così intrappolate in un giro di sfruttamento. La criminalizzazione non considera l’oppressione sistemica che porta le persone a diventare vittime del sistema prostituente. Si mai, rende queste persone ancora più vulnerabili alla discriminazione. E la stigmatizzazione di chi è costretta a vendere sesso è molto comune, rendendo molto verosimile la discriminazione nei confronti di questo gruppo da parte di tutti gli altri . Quando vengono arrestate le prostituite cioè coloro che vendono sesso, ricevono un background da criminali, rendendo quasi impossibili le loro possibilità d’ottenere un impiego normale. La criminalizzazione non affronta le questioni di GBV, le disuguaglianza socioeconomica, le disuguaglianza razziale, ecc., Che portano molte a prostituirsi per sopravvivere. A causa di ciò, è molto probabile che le vittime quando escono della prigione devono fare ritorno alla prostituzione per la loro continuativa mancanza di risorse per mantenersi.

La criminalizzazione della prostituzione esacerba lo squilibrio di potere tra uomini e donne nella società sudafricana. In Sud Africa, è comune per le vittime di prostituzione subire abusi da parte di agenti di polizia. Anche le donne comuni subiscono abusi fisici, sessuali ed emotivi da parte dei membri delle forze di polizia. Quando vengono arrestate, le vittime prostituite vengono raramente processate nei tribunale. Spesso le vittime prostituite vengono fatte uscire di prigione in cambio di favori sessuali. Ciò impedisce alle vittime di avere un processo equo e difendersi, lasciandole con i precedentipenali e nessuna possibilità di lottare e diffendersi nei tribunali.

La legge sulla uguaglianza mira strategicamente allo squilibrio di potere tra i generi che porta alla prostituzione e tratta coloro che sono vittime della loro situazione, piuttosto che i veri criminali che sono gli stessi sfruttatori e beneficiari del negozio del sesso . La legge sull’uguaglianza dovrà prevedere necessariamente i fondi riguardanti i diversi fattori che portano le persone a cadere vittime della prostituzione. L’addestramento a nuove competenze fornirà alle vittime la possibilità di trovare un lavoro e la rappresentanza legale per aiutarle a rimuovere i loro ingiusti precedenti penali. Indirizzando la penalizzazione per colpire la domanda di prostituzione piuttosto che le vittime prostituite, porterà a una situazione in cui le donne non dovranno più subire anche gli abusi delle forze dell’ordine. Creando le condizioni in cui coloro che subiscono abusi hanno la possibilità di denunciare i loro abusanti e quando necessario anche alla polizia senza temere le conseguenze.


Alcune persone sostengono che i programmi di ricupero richiesti nel sistema della criminalizzazione totale sebbene aiutano le donne a fuggire dalla prostituzione, ma ci sono molteplici problemi con queste prospettive. Il primo problema è che anche si bene nei programmi di recupero erano inclusi nell’attuale legislazione, è vero però che lo Stato del Sudafrica non ne aveva creato manco uno. Naturalmente, se queste donne non sono giudicate da un tribunale imparziale, come prima conseguenza è che non hanno accesso a i “programmi”, nel caso esistessero. In secondo luogo, se questi programmi fossero stati stabiliti, è condizione indispensabile che le vittime prostitute ammettessero di aver commesso un delito per essere ammesse al programma. Confermato che la prostituzione è una forma di GBV, ricordiamo Violenza basata nessuno che ne sia vittima dovrebbe essere costretto a presentarsi in un tribunale per dovere ammettere di aver commesso un crimine che in realtà non ha commesso. Le donne prostituite non sono mai state delle criminali e non dovevano essere trattate come tali. Il terzo problema è che la legislazione attuale così come è stata sanzionata comunque contiene pochissimi progetti di programmi per l’orientamento che dovevano a ogni modo essere gestiti da operatori carenti della sufficiente e necessaria specializzazione nella violenza di genere.

È importante notare che sarà necessario un significativo cambiamento culturale affinché la legge sull’Uguaglianza sia pienamente attuata. A comincia degli ufficiali di polizia maschi, i rappresentanti del governo maschile, le giurie giudiziali, tra l’altro dovranno essere predisposti a perseguire gli uomini così come fino ad oggi perseguono le donne prostituite . Coloro che sono al potere (che sono per lo più maschi) dovranno considerare le azioni degli altri uomini meritevoli di punizione, piuttosto che assumere un atteggiamento tollerante e continuando a dire “dai sono ragazzi saranno solo ragazzate quelle…”. Il primo passo verso questo cambiamento può essere l’attuazione della legge sull’Uguaglianza, in modo che più persone nella società inizino a prendere sul serio questa forma di GBV per contestarla.

Nota dell’autore: Il governo sudafricano ha chiesto la partecipazione del pubblico, cioè dei i cittadini per l’analisi di come si può, ridurre al minimo il grave problema della prostituzione nella società sudafricana. Nel 2017, ho lavorato con Embrace Dignity , (un’organizzazione che promuove l’abolizione della prostituzione), per l’approvazione della Legge sull’Uguaglianza, per creare consapevolezza nella comunità sulla prostituzione e la tratta degli esseri umani in Città del Capo e dintorni. Fornendo anche sostegno alle donne in tutto il processo per l’uscita dalla prostituzione, collegandole alle risorse necessarie per impedire a loro di dovere ricorrere nuovamente alla prostituzione per sostenersi finanziariamente. L’Associazione Embrace Dignity ha creato anche un movimento delle sopravvissute chiamato Kwanele (“abbastanza è abbastanza”) che ha stesso il Manifesto delle Sopravvissute e anche loro collaborano per fare la pressione politica necessaria per l’approvazione della legge sull’Uguaglianza. Kwanele ha 

oltre 1000 sopravvissute coinvolte in cinque province del Sud Africa. Embrace Dignity ha partecipato attivamente anche nel dibattito pubblico per la proposta di legge, incontrandosi frequentemente con le figure chiave nei dibattiti come i politici del Congresso Nazionale Africano, l’Alleanza Democratica, le Forze della Polizia Sudafricana, i Membri dell’Unione, i dirigenti ecclesiastici, tra molti altri con l’obiettivo di creare un gruppo di lavoro e sostegno esterno per portare le legge alla sua approvazione . Durante il mio periodo di volontariato con Embrace Dignity, ho imparato molto delle esperienze vissute delle donne sudafricane quando sono state sfruttate nel mercato della prostituzione. Il Sudafrica potrebbe essere il primo paese in Africa a passare con la sua “Legge sull’Uguaglianza”, lavorare in questo modo per proteggere le vittime della prostituzione.

Savannah Estridge ha lavorato come ricercatrice per i diritti umani; è attivista per la comunità dei giovani pressoEmbrace Dignity a Città del Capo, in Sudafrica. Savannah era anche un facilitatore per il empowerment delle giovane della comunità nel Corpo di Pace Peace Corps. Attualmente sta conseguendo il suo Master of Science in Global Affairs presso la New York University.

Si prega di notare che le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle tratte della interpretazione dei fatti dei nostri autori, non di Political Insights, che non hanno ancora posizioni istituzionali.

Prostituzione, le multe ai clienti arrivano direttamente a casa: «Così lo sapranno anche le famiglie»

Le multe ai clienti delle prostitute? Non avranno più bisogno della contestazione immediata e saranno recapitate per posta, direttamente a casa, come avviene per le varie infrazioni stradali.

Costretta a prostituirsi e uccisa di botte, tre in aula per la morte di Gloria Pompili

Potrebbe essere destinata a fare scuola la decisione del comune catalano di Gavà, nei pressi di Barcellona, dove l’amministrazione, per contrastare il fenomeno della prostituzione, ha deciso di inviare direttamente le multe a casa dei clienti che vengono ‘pizzicati’ in compagnia delle ‘lucciole’.

Come riporta 20minutos.es, le sanzioni economiche possono arrivare fino a tremila euro e saranno recapitate direttamente per posta. «In questo modo, lo potranno a venire a sapere anche i familiari dei clienti delle prostitute» – ha dichiarato Gemma Badia, assessora alle Pari Opportunità della cittadina catalana – «Vogliamo che ci sia piena consapevolezza del fenomeno e che i clienti, che ne sono complici, vengano messi allo scoperto».

Side event a Ginevra sul modello nordico contro la prostituzione

A Ginevra si svolge in questi giorni la 38a sessione del Consiglio dei diritti Umani e il nostro ufficio ha messo in cantiere diverse attività. Il 22 giugno abbiamo organizzato un incontro nel palazzo dell’ONU per creare attenzione sulla relazione che esiste tra traffico di esseri umani ed il mercato della prostituzione. Abbiamo cercato di spiegare e discutere il cosiddetto Modello Nordico.

Cos’è il modello nordico?

È un modello di legge nazionale che persegue il contrasto alla prostituzione e al traffico di esseri umani attraverso il principio di punibilità del cliente che acquista una prestazione sessuale a pagamento. Il cliente, considerato complice e motore dello sfruttamento della donna e della sua riduzione in schiavitù, viene punito con una multa o con altra sanzione penale mentre alla donna che si prostituisce vengono offerti precorsi di reinserimento sociale che le permettano di uscire dalla prostituzione.

Il modello Nordico, che prevede la punibilità del cliente che chiede prestazioni sessuali a pagamento, è stato per la prima volta introdotto in Svezia nel 1999 e recentemente anche da Francia e Irlanda.

Tra gli speakers del nostro evento abbiamo invitato Karin Bolin,  rappresentante della missione permanente della Svezia che ha spiegato come una legge adottata quasi 20 anni fa abbia portato i propri frutti nel Paese, introducendo una cultura di rispetto della donna, riducendo la violenza nei confronti delle donne ed eliminando la tratta degli esseri umani.

È poi intervenuto Francois Gave, rappresentante della missione permanente della Francia che nel 2016 ha adottato il medesimo modello nordico e che ha spiegato come la Francia oltre a punire il cliente, prevede anche dei programmi di reinserimento sociale delle ragazze e donne che vogliono abbandonare la prostituzione.

C’è stata anche la testimonianza di Katia Vitaggio, un’operatrice delle nostre unità di strada che ha portato la voce della Comunità e di don Benzi, spiegando come anche in Italia, con la campagna “Questo è il mio Corpo”, stiamo proponendo questo modello di punibilità del cliente ed ha poi introdotto la testimonianza diretta di una ragazza nigeriana, accolta nelle nostre case, che ha raccontato dell’orrore subito, ma anche della bellezza di avere un’altra opportunità per ricostruirsi una vita e ricominciare.

L’evento si è concluso con l’intervento di una rappresentante di CAP International che ha delineato in modo esemplare la connessione tra il business che la prostituzione genera ed il traffico degli esseri umani.

Il breve dibattito che ne è seguito con l’intervento dei delegati di alcuni Paesi presenti (San Marino, Nuova Zelanda e  Nigeria) ci hanno dato una prova dell’importanza di diffondere questo modello e della necessità di un dibattito serio sul tema.

Lo stesso Papa Francesco, nella sua omelia a Santa Marta di venerdì 15 giugno 2018, ha ricordato a tutti – ma soprattutto ai cristiani – quante donne “disprezzate, emarginate, sfruttate” vivono ancora accanto a noi e come la “dottrina di Gesù sulla donna cambia la storia”.

La strada è però ancora lunga e occorre intensificare gli sforzi a tutti i livelli per promuovere concretamente la liberazione di tutte le ragazze e donne assoggettate a questa terribile forma di schiavitù.

Fabio Agostoni – ufficio Apg23 a Ginevra

02/07/2018

La tratta. Liberate dai riti «voodoo», nigeriane ancora vittime dei clienti (italiani)

La massima autorità di uno Stato nigeriano ha vietato le pratiche che vincolano le ragazze ai trafficanti. L’Italia avrà coraggio per liberarle davvero, punendo chi le compra per strada?

Il grande ‘Oba’ (‘re’) Ewuare II dell’Edo State, in Nigeria, ha ufficialmente vietato i riti voodoo che vincolano le donne vittime della tratta a pagare il debito contratto con i trafficanti di esseri umani o con le madam che gestiscono il mercato delle ragazze sulle strade italiane. Le ha liberate da un incubo. Questa notizia può sembrare poca cosa, in realtà ha portato un forte vento di speranza, capace di ribaltare in gioia la paura e il terrore dello sfruttamento o la disperazione per le violenze subite da migliaia di giovani nigeriane fatte transitare nel nostro e in altri Paesi del mondo ai fini della prostituzione coatta. La costante richiesta di sesso a pagamento anche sulle strade italiane in questi anni ha fruttato ingenti guadagni a trafficanti e maman. Per questo la notizia ha fatto esultare le vittime portate in Italia con l’inganno e le organizzazioni impegnate nella lotta contro la tratta. Migliaia di giovani donne dopo aver vissuto l’umiliazione e lo sfruttamento del loro giovane corpo ora possono pensare di sentirsi libere di vivere la loro giovinezza e guardare al futuro senza timori di ritorsioni su di loro e sulle famiglie.

Questa novità importante mi ha fatta ritornare con la mente a qualche anno fa, al mese di luglio del 2007, quando a Benin City, capitale dell’Edo State, ci fu l’apertura ufficiale e solenne di una bellissima casa di accoglienza per donne vittime di tratta che ritornavano a casa, sia perché espulse dall’Italia in quanto prive di documenti, sia perché loro stesse chiedevano di poter ritornare con dignità. La struttura, con 18 posti letto, fu costruita grazie ai fondi dell’8 per 1.000 della Cei e gestita da religiose locali, anche loro desiderose di collaborare per aiutare le giovani ad evitare l’esodo verso il miraggio dell’Europa, come pure a riaccoglierle dopo la triste esperienza dello sfruttamento sessuale fatta in Italia, in modo che potessero riprendersi in mano la loro vita e il loro futuro. Il legame con le suore nigeriane risale al 2000, quando le invitammo in Italia per tre settimane affinché si rendessero conto di dove andavano a finire le giovani del loro Paese. Le vidi piangere sulle strade di notte osservando come erano ridotte le ragazze che fino a poco tempo prima erano piene di vita nelle loro scuole e parrocchie.

Da allora si è creata una fitta collaborazione: noi abbiamo incominciato a rimandare a casa in Nigeria le giovani distrutte dall’esperienza sulla strada e rovinate psicologicamente dai riti ‘voodoo’, pratiche di magia nera ad opera del witch craft doctor, lo ‘stregone’. Il fatto è che pur volendo tornare a casa, quelle ragazze avevano paura di essere rifiutate dalle famiglie, ossessionate dai riti voodoo per non aver pagato integralmente il grosso debito contratto con lo ‘stregone’ connivente con i trafficanti e con le maman, cioè le nigeriane che gestiscono il business della prostituzione. Le vittime sono sempre giovanissime, costrette a mettersi in mostra sul ciglio delle nostre strade per adescare clienti che dovrebbero essere ben coscienti di avere a che fare con delle schiave. Durante i giorni della nostra permanenza a Benin City abbiamo chiesto di incontrare il grande Oba e le sue 4 mogli. Sono state loro a rendere possibile l’incontro, sia perché desideravano omaggiare il loro Oba, sia perché volevano metterlo al corrente di questo problema dilagante. Gli abbiamo raccontato della triste situazione di migliaia di giovani donne provenienti in gran parte proprio dall’Edo State, trafficate e sfruttate spesso da donne africane che chiedevano una somma di 50-70 mila euro per poterle liberare dai riti voodoo cui le avevano costrette.

Eravamo ben coscienti del fatto che le madam che tornavano in Nigeria per le loro visite, ostentando grandi ricchezze e portando omaggi al grande Oba per chiedere la sua benedizione, lo facevano sulla pelle delle giovani sfruttate. Doni che grondavano sangue. L’Oba era rimasto colpito dalla nostra presentazione, ma si è limitato a sottolineare che anche da parte nostra c’era complicità perché gli uomini italiani compravano i corpi delle vittime. Aveva ragione. Al grande Oba, già anziano, è poi succeduto il figlio Ewuare II, figura molto autorevole che ha ricoperto l’incarico di ambasciatore della Nigeria in Angola, Svezia e Italia e ha lavorato anche alle Nazioni Unite. Fin dal suo insediamento nel 2016 ha collaborato con il governatore dell’Edo State e con l’agenzia locale contro la tratta di persone, il Naptip. La sua recente presa di posizione riguardo all’abolizione dei riti voodoo per punire coloro che volessero usare questi metodi per guadagnare soldi è stato un atto coraggioso. Durante una grande cerimonia ha liberato tutte le vittime di questi giuramenti tradizionali da qualsiasi coercizione. L’effetto è stato dirompente: tutte le nostre ragazze hanno chiesto se è vero che non dovranno più pagare il terribile debito. E hanno esultato alla risposta affermativa: finalmente sono libere.

Purtroppo negli ultimi cinque anni a causa della crescente domanda da parte di clienti italiani, dei moltissimi arrivi via mare e del crescente numero di richiedenti asilo politico la situazione sulle nostre strade si è aggravata. Attualmente le cifre della tratta di ragazze nigeriane sono esplose: solo negli ultimi 24 mesi ne sono sbarcate sulle nostre coste 15.600, tutte giovanissime, analfabete e spesso incinte. Vorrei lanciare una sfida provocatoria. Per bloccare l’esodo delle donne dalla Nigeria verso l’Europa, dove sono costrette a vivere in schiavitù, l’Oba ha infatti emanato una legge che punirà severamente coloro che non l’adempiranno, siano essi gli ‘stregoni’ con i loro riti intimidatori, come pure le madame che lucrano su migliaia di tante giovani messe sulle strade per essere usate come merce, usa e getta. E a questo punto mi domando: quando sarà il giorno in cui il governo di un Paese di cultura cattolica come il nostro affronterà seriamente il problema della prostituzione con una legislazione adeguata, capace cioè di considerare ‘reato’ la richiesta di sesso a pagamento, come è già stato fatto, con buoni risultati, in alcuni Paesi europei? Come possiamo parlare di un Paese civile ed emancipato quando sulle nostre strade vengono usate, abusate e distrutte, di giorno e di notte tra le 70 e le 100 mila giovani straniere?

Papa Francesco, parlando lunedì 19 marzo a un gruppo di 300 giovani provenienti da tutto il mondo per offrire il loro contributo alla preparazione del Sinodo dei giovani, ha ascoltato la testimonianza di una giovane nigeriana che si chiedeva: «Caro Papa, quello che più mi inquieta è proprio la domanda, i troppi clienti e molti di questi sono cattolici. Mi chiedo e ti chiedo: ma la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi con verità su questa alta domanda dei clienti?». Purtroppo questa terribile piaga non solo distrugge il nostro tessuto sociale, ma pure le nostre famiglie e i nostri giovani. Non serve nascondere la prostituzione nelle case chiuse o nei supermercati del sesso a pagamento per sanare una società malata ed egocentrista. Solo salvaguardando la dignità di ogni persona creata a immagine di Dio e non trattata come merce potremo creare una società che abolisce ogni forma di schiavitù, per sentirci e riconoscerci membri della grande famiglia umana voluta da Dio.

Missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione «Slaves no more – Mai più schiave»

Prostituzione, la tratta delle minorenni africane tra mafie e social network

Le parole del Papa contro il traffico di esseri umani rompono il silenzio su un fenomeno drammatico. Sempre più giovani sulle strade, l’impegno delle organizzazioni cattoliche .

FRANCESCO PELOSO
ROMA

È una ragazza fra i 14 e i 20 anni, vive da sola o in una famiglia che ha problemi economici, spesso nel sud della Nigeria; viene avvicinata da una “maman” sui 40 anni, una donna dall’aspetto benestante che la invita ad andare in Europa dove troverà lavoro e facili guadagni. Oppure viene contattata all’interno di una delle tante chiese pentecostali sorte di recente dove pensa di trovare un ambiente sicuro, può essere un donna a parlargli o anche un «pastore». A volte viene illusa attraverso un messaggio via Facebook o Whatsapp di un futuro «fidanzato» che l’aspetta in Italia e ha già fatto domanda d’asilo e la invita a raggiungerla. In altri casi, invece, viene sottoposta a rituali magici durante i quali farà promesse che non potranno essere spezzate altrimenti succederà qualcosa di brutto a lei o ai suoi familiari.

Mi chiamo Blessing: perché tanti cattolici tra i clienti? 

Papa Francesco, alla riunione pre-sinodale per i giovani, risponde a Blessing Okoedion, ragazza nigeriana liberata dalla strada: vorrei che voi giovani lottaste contro il crimine dello sfruttamento sessuale delle donne, contro la “mentalità malata per la quale la donna va sfruttata”

Alessandro di Bussolo – Città del Vaticano

Mi chiamo Blessing Okoedion e sono nigeriana. Quattro anni fa sono arrivata in Italia coinvolta con inganno nella tratta degli esseri umani. Un’esperienza drammatica, di totale annullamento delle mia dignità. Caro Papa Francesco, quello che più mi inquieta è proprio la domanda, i troppi clienti e molti di questi, come è stato detto, sono cattolici. Mi chiedo e ti chiedo, ma la Chiesa, ancora troppo maschilista, è in grado di interrogarsi con verità su questa alta domanda dei clienti?

R – Il problema che tu hai detto è un problema grave, grave, grave e io vorrei che voi lottaste per questo. Se un giovane ha questa abitudine, la tagli, eh? E’ un criminale. Chi fa questo è un criminale. “Ma, Padre, non si può fare l’amore?” – “No, no: questo non è fare l’amore. Questo è torturare una donna. Non confondiamo i termini”. Questo è criminale. Mentalità malata. E io voglio approfittare di questo momento, perché tu hai parlato di battezzati, di cristiani, per chiedere perdono a voi e alla società, per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale.

TG REGIONALE – SICILIA

Dal minuto 5’54 Apg23 in Sicilia con il Liceo Dolci di Palermo a sostegno della CAMPAGNA ANTITRATTA, servizio di Raffaella Cosentino:

 

http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/multimedia/ContentItem-19e192c6-8899-46bb-be7f-27064a9ffe31.html