Quando Bergoglio salvava le schiave della prostituzione – Il Giornale.it

“A scuola ci hanno insegnato che la schiavitù è stata abolita. Ma sapete una cosa? Era solo una favola! Perchè a Buenos Aires la schiavitù non è stata abolita”

“Non mi piace dire prostitute: quelle ragazze sono schiave della prostituzione. Da prete – ha confidato Bergoglio parlando ai giornalisti sul volo di ritorno dal viaggio in Svezia – ho sempre avuto questa inquietudine della carne di Cristo che continua a soffrire, che viene crocifisso continuamente, e ho lavorato per aiutare nella lotta contro la tratta da vescovo a Buenos Aires e anche da gesuita, quando ero provinciale.

Ricordo il lavoro schiavo in certe industrie dove lavoravano anche i bambini sul terrazzo e poi ce li ho trovati tutti morti perchè non poterono fuggire a un incendio. Contro la tratta delle persone – ha continuato Bergoglio – ho lavorato con due congregazioni: facevamo una messa in piazza e venivano anche non credenti e lavoravamo tutti insieme. E insieme si lavora lo stesso anche in Italia: ci sono tanti gruppi che lavorano, è il volontariato un vostro grande patrimonio dovuto ai parroci, al pari degli oratori. Allo zelo apostolico dei parroci”

A Buenos Aires, in un’omelia molto dura, l’allora cardinale Bergoglio era arrivato a dire: “A scuola ci hanno insegnato che la schiavitù è stata abolita. Ma sapete una cosa? Era solo una favola! Perchè a Buenos Aires la schiavitù non è stata abolita. In questa città la schiavitù continua a essere diffusa sotto altre forme. In questa città le donne vengono sequestrate e sottoposte all’uso e all’abuso del proprio corpo, una violenza che distrugge la loro dignità. Qui ci sono ancora uomini che commerciano in carne umana e ne traggono profitto. I cani vengono trattati meglio dei nostri schiavi! Mandate via di qui quegli aguzzini! Disfatevi di loro!”.

Da arcivescovo di Buenos Aires l’allora cardinale Bergoglio ha aiutato diverse ragazze vittima della tratta, anche nascondendole ai loro aguzzini. Una di queste, di nome Carina, era stata vittima di diverse reti di tratta di persone nei club frequentati da personaggi famosi di Mar del Plata e Buenos Aires. Era stata sequestrata, drogata, violentata e obbligata a spacciare. Ogni volta che cercava di scappare e di denunciare la rete che la sfruttava, nella quale erano implicati anche poliziotti e alti funzionari, precipitava in una situazione ancora peggiore. Fino all’incontro con Bergoglio.

“Quando mi guardò negli occhi vi scorsi qualcosa che non avevo mai visto in vita mia. Uno sguardo santo. Gli spiegai che, secondo me, Dio mi aveva salvato la vita in molte situazioni, ma lui non si mise a ridere. Io ho sempre creduto in Dio, ma quando lo dicevo alle persone che mi stavano attorno tutti mi prendevano in giro, vista la mia situazione”, ha raccontato la donna alla vaticanista argentina Evangelina Himitian. E due mesi fa, quando è stato trovato impiccato nella sua chiesa a La Florida nella provincia argentina di Tucuman padre Juan Viroche, prete antinarcos ucciso per impedirgli di denunciare il sequestro di ragazze minorenni destinate ai nighit club, è emerso che i mandanti sono gli stessi contro i quali si battè Jorge Mario Bergoglio da prete e da vescovo.

E in un messaggio il Papa ha ringraziato per la lettera che gli ha inviato un gruppo di giovani che hanno lavorato con il prete di La Florida e ha detto che il messaggio gli ha fatto “molto bene”. Un impegno quello a favore delle schiave della prostituzione evocato anche in uno dei Venerdì della Misericordia, quest’estate, incontrando a sorpresa venti donne liberate dalla schiavitù del racket della prostituzione, in una struttura romana della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. “Io vi chiedo perdono per tutti quegli uomini che vi hanno fatto soffrire”.

Un gesto che ha poi spiegato in un’intervista a TV2000. “Ho pensato – ha confidato Francesco – non solo agli sfruttatori, anche a quelli che pagavano le ragazze: ma non sanno loro che con quei soldi, per togliersi una soddisfazione sessuale, aiutavano gli sfruttatori?”. “Ricordo – dice Francesco – una, dall’Africa: bellissima, giovanissima, sfruttata, era incinta, sfruttata ma anche con bastonate dure e torture: ‘Tu devi andare a lavorarè… E lei, quando raccontava la sua storia – c’erano 15 ragazze, lì, che mi raccontavano le storie, ognuna – mi diceva: ‘Padre, io ho partorito d’inverno sulla strada. Sola. Da sola. La mia bambina è morta”. La facevano lavorare fino a quel giorno, perchè se non portava agli sfruttatori tanto, era bastonata, anche torturata. A un’altra avevano tagliato l’orecchio perchè non aveva portato… Questo è…”