Don Buonaiuto: “Sulle strade dei poveri, per salvare le schiave” – TG2

“Il fenomeno è esteso e drammaticamente in espansione”. Così don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e membro dell’Associazione Comunità Giovanni XXIII, nel corso della trasmissione andata in onda stamattina “Lavori in corso” del Tg2, a proposito dello sfruttamento della prostituzione.

I numeri

Si stima che in Italia le donne costrette a vendere il proprio corpo siano centomila. Il 65 per cento è rappresentato dalle cosiddette “lucciole”, ragazze che si prostituiscono lungo le nostre strade. Il 37 per cento ha tra i tredici e diciassette anni. La prostituzione rappresenta una vera e propria industria, un business criminale che frutta novanta milioni di euro al mese sulla pelle di ragazze sfruttate, umiliate e violentate.

L’impegno, sulla scia di don Benzi

La Comunità Giovanni XXIII è da decenni in prima linea per salvare queste vittime del racket della prostituzione. “Siamo sulle strade dei poveri”, sottolinea don Buonaiuto. Il quale ricorda che l’intuizione di recarsi direttamente sui marciapiedi per parlare con le ragazze sfruttate, dar loro calore umano e un’opportunità di riscatto fu di don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Giovanni XXIII.

“Partendo dalla sua Rimini – ricorda don Buonaiuto a proposito del fondatore – don Oreste incontrava queste donne costrette sui marciapiedi. Lui le definiva schiave, ma all’epoca lo deridevano, perché nessuno capiva che sulle strade non ci sono donne che scelgono di andarsi a prostituire, ma che vengono trascinate lì con l’inganno e con il ricatto. Don Oreste ne parlava quando ancora sembravano assurdi questi concetti”.

Negli anni il numero di prostitute sulle strade, ma anche nelle cosiddette “case chiuse”, è aumentato paurosamente. Il direttore di In Terris spiega che “tante donne arrivano dalla Nigeria, giovanissime, come quelle trovate morte recentemente sui barconi. Si tratta di un fiume di ragazze giovanissime, oltre il 40% dalla Nigeria, un altro 40% dai Paesi dell’Est. Un mercato vergognoso“.

LOTTA ALLA PROSTITUZIONE – TGR TOSCANA

Centomila donne sono costrette a vendere il proprio corpo in Italia: quasi il 40 per cento di loro ha tra i 13 e i 17 anni. La Cisl sul tema ha organizzato un convegno a Firenze per chiedere una legge nazionale che fermi la domanda.

 

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http://www.rainews.it/dl/rainews/TGR/media/tos-prostituzione-firenze-cisl-5a42b6d1-f4dd-49db-9b68-d814d17a9144.html

Prostituzione minorile: Nigeria-Italia, ragazze all’inferno. Reportage – SKY

Il deserto, il barcone, la schiavitù sulle nostre strade. Viaggio tra le storie delle giovani nigeriane costrette a vendersi nel nostro Paese. LO SPECIALE DI SKYTG24

La ricerca di un futuro migliore, che si trasforma in un biglietto di sola andata per l’inferno. È il destino che accomuna molte giovanissime ragazze nigeriane, partite dai loro villaggi con la promessa di poter studiare o lavorare in Italia e costrette invece a prostituirsi sulle nostre strade.

Lo racconta lo speciale di Sky TG24 “Nigeria-Italia, ragazze all’inferno – La tratta delle prostitute minorenni: il deserto, il barcone, la schiavitù sulle nostre strade”.

Il lungo viaggio verso l’Europa

Lo speciale, condotto da Alessio Viola, con un reportage di Gaia Mombelli, approfondisce – anche attraverso il dibattito con esperti in studio – gli aspetti meno noti di questo fenomeno. L’incubo di queste giovani donne infatti inizia già in Nigeria, quando vengono soggiogate attraverso un rito esoterico “Juju”, che le obbliga ad ubbidire alle proprie carceriere e a onorare il debito che contraggono per il viaggio verso l’Europa. Un viaggio che le costringe ad affrontare il deserto, poi i lager libici, dove vengono per la prima volta avviate alla prostituzione, quindi l’attraversamento del Mediterraneo su barconi malfermi e l’arrivo in Italia, dove sono private della libertà.

Il racconto di tre ragazze, tutte minorenni

Il reportage raccoglie il racconto di tre di queste ragazze, tutte minorenni: Maryam, partita a 15 anni con la promessa di poter studiare in Europa, Fatimah, rimasta vedova del marito a 16 anni, durante la traversata del deserto, e Jamilha, che a 15 anni è stata costretta a partire dallo zio che la ospitava e non voleva più mantenerla. Tre storie diverse, ma unite dallo stesso filo rosso di ricatti, violenza e disperazione. Inoltre, l’intervista a un cliente abituale di prostitute, per capire cosa lo spinga a cercare ragazze così giovani e se abbia coscienza del fatto che le sue azioni incentivano questa tratta di schiave sessuali.

COMUNICATO STAMPA CISL ROMAGNA: Ordinanza contro la prostituzione, un atto di civiltà contro lo sfruttamento delle persone

La Cisl Romagna sostiene la Giunta riminese nello sforzo di contrastare la “schiavitù delle strade”  e promuove l’iniziativa “Questo è il mio corpo” della Papa Giovanni Xxiii

 

 

“Dobbiamo togliere queste donne dall’inferno e l’ordinanza del Comune di Rimini, che è operativa da ieri, è una buona strada da percorrere” afferma Paola Taddei della Cisl Romagna “perché bisogna interrompere la catena che crea ricchezza sporca, intervenendo su chi paga, sul cosiddetto cliente”

 

L’ordinanza del Comune di Rimini, infatti, fa divieto a chiunque di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. Rimini è la seconda città dopo Firenze che decreta un simile atto amministrativo, che ha pure dei risvolti fiscali perché la Polizia Municipale potrà notificare i nominativi alla Guardia di Finanza per accertamenti riguardanti una possibile evasione fiscale.

 

“Si calcola che circa un uomo su dieci abbia rapporti con prostitute e che in Italia questo giro di affari sporchi sia di circa 90 miliardi all’anno: quasi cinque leggi di bilancio come quella che il Parlamento sta discutendo in questi giorni” continua la segretaria riminese della Cisl.

 

“Come sindacato sosteniamo l’iniziativa di raccolta di firme on line della Papa Giovanni Xxiii chiamata “Questo è il mio corpo” (http://www.questoeilmiocorpo.org) perché noi cerchiamo anche di creare delle opportunità per quelle persone che sono ai margini del mondo del lavoro e della società. ” precisa Paola Taddei.

“Se a Rimini non ci fosse prostituzione, non ci sarebbero atti di violenza come quello di pochi giorni fa, non ci sarebbe denaro sporco che è riciclato in attività illecite come droga o in attività economiche creando dumping con gli imprenditori onesti. E tutto questo si scarica poi sui lavoratori”

 

La Cisl Romagna seguirà l’evoluzione di questa disposizione comunale e lancia due proposte.

 

Una proposta al sindaco di Rimini affinché i risultati siano oggetto di un confronto anche con il sindacato per attivare forme di sostegno per le donne che escono da questa situazione di schiavitù e consentire un inserimento sociale utilizzando le risorse derivanti dall’applicazione dell’ordinanza comunale.

 

L’altra proposta è rivolta ai sindaci dei comuni della Romagna perché adottino ordinanze simili al fine di creare continuità territoriale nell’azione di contrasto alla prostituzione

 

 

Rimini, 12 dicembre 2017

PROSTITUZIONE, DA LUNEDÌ ORDINANZA IN VIGORE. AMMINISTRAZIONE: CONSAPEVOLI DEL RISCHIO – newsrimini

Se qualcuno ha già parlato di un’ordinanza inevitabilmente destinata ancora una volta a cadere al primo ricorso, l’Amministrazione Comunale parla di un “rischio calcolato”. Anche perché, ricordano da palazzo Garampi, se non sono gli Enti locali ad esporsi in prima linea contro la prostituzione, altre armi nella legislazione italiana non ce ne sono. E’ con queste premesse che l’Amministrazione Comunale di Rimini ricorda l’entrata in vigore della nuova ordinanza contro la prostituzione.

Da lunedì 11 dicembre diventa ufficialmente operativa, sino al 30 aprile 2018l’ordinanza contingibile e urgente che fa divieto a chiunque
di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento.
L’atto fa seguito alle disposizioni precedenti che il Comune di Rimini predispone per prevenire e contrastare l’insorgere e il perdurare del fenomeno criminoso dello sfruttamento della prostituzione, e della tratta di persone.

Il divieto ha validità su una serie di zone del territorio comunale dove il fenomeno si manifesta con una maggiore recrudescenza, che l’ordinanza
individua in Viale Regina Elena, Viale Regina Margherita, Viale Principe di Piemonte, Via Cavalieri di Vittorio Veneto, Via Losanna, Via Guglielmo Marconi, Via Novara, Via Macanno, Via Casalecchio, Via Fantoni, Via Emilia Vecchia, Via XIII settembre, Viale Matteotti, Via dei Mille, Via Tolemaide; su tutta la Strada Statale ”S.S. 16”- compresa tra il confine con il Comune di Bellaria-Igea Marina e il Comune di Riccione; in Piazzale Cesare Battisti, Via Savonarola, Via Mameli, Via Ravegnani, Via Graziani, Via Dardanelli, Piazzale Carso, Via Principe Amedeo; Via Varisco, in Viale Eritrea, nonché nelle aree adiacenti alle suddette strade o in prossimità delle aree di intersezione con le stesse vie elencate.

La violazione di quanto disposto dall’ordinanza – ricorda l’Amministrazione – sarà perseguita ai sensi dell’art. 650 del Codice Penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro, fatto salvo che la condotta non configuri un più grave reato.
L’ordinanza dispone anche che qualunque fatto o atto ritenuto rilevante ai fini fiscali, riscontrato dall’agente accertatore nei confronti di chicchessia, nell’ambito dell’attività di controllo e di accertamento sarà portato a conoscenza all’Agenzia delle Entrate, nonché al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, al fine di consentire la valutazione, da parte di tali organi, in merito agli accertamenti fiscali di competenza.

Questa la dichiarazione trasmessa oggi a nome dell’Amministrazione Comunale:

“La prostituzione è sfruttamento degli esseri umani e crea anche evidenti problematiche in termini di ordine pubblico e degrado giustamente contestate
dai residenti e dalle istituzioni locali – è il commento dell’amministrazione comunale di Rimini -. Come noto, questa è un’ordinanza di contrasto di nuova generazione, ispirata a quella adottata nei mesi scorsi dal Comune di Firenze, e che fonda le sue ragioni intorno alla piaga dello sfruttamento della persona, andando a punire quindi gli sfruttatori ‘a monte’ e a ‘a valle’. Il Comune di Rimini ha intrapreso questo passo con determinazione e a ragion veduta: perché se è
vero che in un vuoto legislativo e nelle contraddizioni delle leggi, gli atti degli Enti locali spesso corrono il rischio di rimanere vuoti oppure di cadere al primo ricorso, è altrettanto vero che sono gli stessi Enti locali a combattere in prima linea una battaglia quotidiana contro un fenomeno vergognoso e aberrante, dovendosi creare da soli le ‘armi’. Il rischio è dunque calcolato, preso peraltro sulla scorta delle esperienze degli anni precedenti che già avevano visto il Comune di Rimini adottare provvedimenti contingibili e urgenti. I controlli che da lunedì in poi metteranno in atto gli agenti della Polizia municipale avranno in questo nuovo strumento un impatto e una forza superiori. Perché non possiamo arrenderci all’indifferenza o alla passività del ‘tanto non si può fare nulla’”.

Maurizio Ceccarini

Cinquecento alla Bruciata contro il racket del sesso – Gazzetta di Modena

Il vescovo di Modena Erio Castellucci guida il corteo alla Bruciata, sulle orme di don Benzi: «Fermare questa forma di sfruttamento inumana»

A Modena una catena umana contro il racket del sessoQuasi cinquecento persone hanno preso parte alla catena umana alla Bruciata per dire basta al racket del sesso. Qui il vescovo Erio Castellucci che ha preso parte alla manifestazione spiega il senso dell’iniziativa. Oltre a lui parlano Paolo Ramonda dell’associazione Papa Giovanni XXIII e Serena Perini del Comune di Firenze. L’articolo

MODENA. «Rifiutiamo una forma di sfruttamento inumana».

La voce di don Erio si unisce al coro della Catena Umana contro la prostituzione.

Un fronte compatto di oltre cinquecento persone che presidia i marciapiedi di viale Ovidio. Partono dall’ingresso del Decathlon e proseguono per centinaia di metri, tenendosi per mano e osservando le auto passare davanti a loro. Stavolta nessuno si ferma per comprare sesso a pagamento, come avviene da sempre alla Bruciata e in altre zone di Modena.

Nello stesso luogo, il 23 dicembre 1997, aveva iniziato la Catena Umana don Oreste Benzi, fondatore della comunità Papa Giovanni XXIII che assiste donne sfruttate: «Don Benzi è stato minacciato più volte di morte e anche noi dobbiamo stare attenti – rivela Giovanni Paolo Ramonda, che ne ha raccolto il testimone – ma collaboriamo con le forze dell’ordine e la magistratura. Non abbiamo nulla da temere: liberare queste ragazze è una battaglia giusta».

Una catena umana nella lotta contro la prostituzione – TRC.TV

E’ stata organizzata dalla comunità Papa Giovanni 23esimo alla Bruciata, uno dei luoghi simbolo per la prostituzione a Modena

Milioni di donne in tutto il mondo vendute, minacciate, costrette alla schiavitù del sesso. Centinaia di migliaia in tutta Italia. La mappa della prostituzione a Modena ha confini storici, la Bruciata è un luogo simbolo e proprio lì si è formata una catena umana per dire basta alla tratta degli essere umani e al racket della prostituzione. Contro il fenomeno si impegnano associazioni come la Comunità Papa Giovanni 23esimo, che ha strappato dal marciapiede oltre 7000 ragazze, e le forze dell’ordine con indagini e arresti.

 

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Prostituzione: per i clienti scatta l’arresto – Il Ponte, Rimini


Prostituzione: per i clienti scatta l’arresto Il prossimo 11 dicembre scatterà l’ordinanza comunale che prevede anche la segnalazione all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza Ramonda (Papa Giovanni): “In Italia finalmente si sta tracciando una nuova linea per liberare queste povere schiave”. Al via una campagna ad hoc Rmini prova a liberarsi dalla cultura della prostituzione e dalla piaga vergognosa dello sfruttamento: mano pesante contro i clienti. Pubblicata da pochi giorni sull’Albo pretorio del Comune’ i Rimini l’ordinanza urgente per prevenire e contrastare lo sfruttamento della prostituzione sulla pubblica via, firmata dal sindaco Andrea Gnassi. In vigore dall’Il ‘ dicembre 2017 e fino al 30 aprile 2018, prevede l’arresto del cliente (o ammenda fino a 206 euro, fatto salvo che la condotta non configuri un reato più grave) e la segnalazione all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza. L’ordinanza è sulla falsa riga di quella di Firenze e segue una precedente ordinanza sindacale del 2014 che aveva già portato ad un migliaio di contravvenzioni a clienti e prostitute. Anche il Vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi di recente aveva chiesto un intervento incisivo da parte dell’Amministrazione comunale per arginare la terribile realtà di tante ragazze costrette a prostituirsi in strada. Nell’occasione mons. Lambiasi aveva proposto di cambiare il vocabolario: “Non sono prostitute, ma sono state prostituite”. Il divieto ha validità nelle zone dove è più presente il fenomeno, tra i lungomari e la Statale ma non solo, e va a punire quindi gli sfruttatori «a monte» e a «a valle». “In assenza di certezze da parte dello Stato commentano dal Comune crediamo indispensabile, cercare di attivare anche come Comune qualsiasi strumento contro un fenomeno odioso, caratterizzato peraltro da mille addentellati e altrettanti impatti negativi sulle città e i luoghi della quotidianità”. Anche il presidente della Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, applaude all’iniziativa. “Da Firenze a Rimini in Italia si sta tracciando una nuova linea: contrastare la schiavitù della prostituzione tramite la sanzione dei clienti del sesso. Stiamo assistendo al cambiamento di un paradigma culturale: il riconoscimento della corresponsabilità del cliente che sfrutta la condizione di vulnerabilità della donna. A 10 anni della morte di don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo in Italia ha combattuto la cultura della prostituzione, è giunto il tempo di fermare in Italia questa schiavitù moderna”. La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, l’iniziativa «Questo è il mio corpo», campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute. Sull’ordinanza esprime soddisfazione il consigliere comunale di «Rimini Attiva» Kristian Gianfreda. “Ritengo questa campagna un gesto di civiltà, di umana attenzione verso quelle ragazze che ogni notte vediamo sulle strade di Rimini. Una risposta concreta a quell’ingiustizia grave, a quella violenza che si ripete quotidianamente su ragazze giovani, a volte minorenni, che non hanno scelto quella vita. I clienti foraggiano un mercato che rende schiavi degli essere umani, è giusto contrastare questo mercato. Le questioni etico-morali c’entrano poco: è la vita di centinaia di ragazze che viene indelebilmente marchiata dalle notti passate sulle strade sotto casa nostra”. Gianfreda lancia poi un appello: alla città, alle associazioni, ai comitati turistici, ai politici e soprattutto alle altre forze di polizia, perché la polizia Municipale da sola non basta: “Non lasciamo cadere nel vuoto questo primo passo, proviamoci seriamente, liberiamo le strade di Rimini dalla prostituzione”. Paolo Guiduicci

Regione, cade il tabù I dem e le prostitute «Clienti fuorilegge» – Corriere di Bologna

Regione, cade il tabù I dem e le prostitute «Clienti fuorilegge» di Marco Marozzi a pagina 7 Quell’asse tra realtà cattoliche e renziani che punta a multare i clienti delle prostitute In Viale Aldo Moro la proposta di Paruolo. Il partito è diviso, ma Calvano: «Può essere un deterrente» Multare i clienti delle prostitute è renziano? Addirittura è di destra? «No, piuttosto la nostra ordinanza su questa misura è di sinistra», tuona Dario Nardella, sindaco di Firenze, successore-sodale di Matteo Renzi. Eppure a Bologna pur senza apparentemente accorgersene i renziani sono favorevoli alle sanzioni, gli antirenziani no. Riproponendo il contrasto fra pragmatismo che dagli avversari può essere accusato di cinismo, destrismo e il super riformismo che può essere criticato come inconcludente, parolaio. In realtà l’argomento ha avvicinato settori consistenti di Pd e il mondo cattolico. Fino a toccare per ragioni varie il Vaticano, dice Giulia Garofalo Geymonat, docente di Filosofia alla Ca’ Foscari e autrice del Mulino. Adesso la catena cerca di allargarsi in Emilia-Romagna. Un esempio arriva oggi a Modena, con un convegno e una «catena umana» organizzata in serata in strada alla Bruciata, luogo di prostituzione, dall’Associazione Giovanni XXIII. Quella fondata decenni fa a Rimini da don Oreste Benzi, il prete che raccoglieva e dava accoglienza a ragazze di strada, migranti, emarginati di ogni tipo. 11 suo successore laico, Giovanni Paolo Ramonda, piemontese di Cuneo, dodici figli, nove adottati, in questa catena di Sant’Antonio politico-religioso-solidaristica ha benedetto invece la scelta di Giuseppe Paruolo, consigliere regionale del Pd, renziano (in una corrente a livello locale divisa) e cattolico, di raccogliere un ventina di colleghi di partito in Regione per presentare una risoluzione che multi i clienti delle prostitute. «Siamo grati all’Emilia-Romagna dice Ramonda dopo il Comune di Firenze e Rimini, ora è una Regione a indicare la strada: il cliente è responsabile. La nostra speranza è che sia di esempio per tutti i sindaci e governatori». Il presidente della Giovanni XXII dà per approvata la risoluzione, in verità tutto è ancora da decidere in Viale Aldo Moro. In Parlamento, ricorda Paruolo, c’è già una proposta di legge che introduce la punibilità per i clienti, ma è ferma e non vedrà la luce in questa legislatura. 11 suo, spiega il consigliere regionale dem, è «un segnale che può essere dato come Regione». «Liberiamo le donne. Fermiamo i clienti», si chiama l’iniziativa di oggi a Modena. Nel Pd però non tutti la pensano alla stesso modo. Plaude alle multe la senatrice renziana Francesca Puglisi, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. «L’onorevole Caterina Bini alla Camera e la sottoscritta, al Senato, siamo prime firmatarie di una proposta di legge che va in questa direzione. Ma i sindaci possono già fare qualcosa». Un altro senatore bolognese, l’antirenziano Sergio Lo Giudice, storico leader del movimento gay bolognese, fa invece il pollice verso. «La sanzione è inefficace e, a conti fatti, sbagliata. Serve una nuova regolamentazione che faccia emergere dall’ombra, mettendo quindi in condizioni di sicurezza, l’attività di chi, donOggi in piazza A Modena l’iniziativa dell’associazione Giovanni XXIII contro i clienti ne e uomini, esercita la prostituzione in modo realmente volontario». Culture diverse si affrontano, in uno scontro di decenni: a sessant’anni (nel 2018) dalle legge della socialista Merlin che proibì le case chiuse, a dieci dalla morte di don Benzi, a dieci dalla nascita del Pd, a uno dalla caduta del governo Renzi. Un partito trasversale alla prese con l’Italia delle notte. A Rimini un sindaco-leader come Andrea Gnassi si vanta di multe da 400 a lame euro. Dalla Svezia (1999) la misura si è allargata a Norvegia, Finlandia, Islanda e Francia. E in Emilia-Romagna? «Può essere un deterrente. Certo non definitivo dice il segretario regionale Pd, Paolo Calvano – e da unire a misure più vaste». Marco Marozzi RIPRODUZIONE RISERVATA Di notte Una prostituta sulle strade della città: per arginare il fenomeno in Regione il Pd chiede di multare i clienti 99 Puglisi Ho firmato una proposta di legge così, mai sindaci possono già far qualcosa 99 Lo Giudice La sanzione è inefficace e sbagliata, serve una nuova regolamentazione